Un'altra vita all’improvviso - Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen - Capitolo 10 • Barbara Mapelli
parallax background

Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 10

Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 9
Dicembre 22, 2022
Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 11
Gennaio 8, 2023
Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 11
Gennaio 8, 2023
Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 9
Dicembre 22, 2022

Romanzo a puntate scritto da Barbara Mapelli

Versione alternativa a "Orgoglio e Pregiudizio"


 

Capitolo 10

 

L

e prime luci dell’alba entrarono nella finestra illuminando il viso di Darcy. Nuove sensazioni erano riaffiorate nella notte e come un fiume in piena, si erano riversate dirompenti all’interno del suo cuore. La sola presenza di Sara a Netherfield lo agitava a tal punto da non fargli chiudere occhio. Con tutte le sue forze, giorno dopo giorno, stava cercando di allontanarla il più possibile dalla sua mente, da lui, ma non ci riusciva: il suo infallibile raziocinio stava fallendo miseramente. Era una lotta senza tregua ad armi impari, di cui lui non vedeva una via di uscita. Forse c’era una possibilità per mettere fine alla sua agonia, per quanto impossibile e improbabile: riuscire a conquistare il suo cuore. Ma la considerava pura follia. Non voleva cedere e lasciarsi ammaliare dalla sua bellezza e dai suoi begli occhi. Nessuna donna prima d’ora era stata capace di metterlo a disagio quanto lei. Le sue battute ironiche, la sua sfrontatezza o i suoi modi non troppo consoni all’alta società inglese, andavano contro ogni idea di donna ideale imposta dal suo rango. Per quanto lui si fosse ostinato nella sua vita a etichettare le donne con rigidi schemi mentali, lei era riuscita, con un battito di ciglia, a distruggere tutte le sue certezze. La desiderava più di quanto non riuscisse ad ammetterlo e questo lo spaventava. Lei era diversa: una donna intelligente e determinata capace di sorprenderti in ogni occasione, e in grado di sbaragliare ogni cosa attorno a sé. Di sicuro non le piaceva adulare le persone e neppure cercava di compiacere agli altri – nemmeno a lui.

   Sul suo volto apparve un leggero sorriso mentre rimembrava alcuni momenti passati in sua compagnia. Poi ricordò con quale abilità era riuscita a salvare la vita di Mr Hurst. Un’atto indelebile nella sua mente che rammenterà per tutta la sua vita. Sara era davvero una donna speciale.
   Quella stessa notte aveva deciso di lasciarsi andare, si era fatto trasportare nel meandro dei suoi pensieri e dal bellissimo sogno di Sara tra le sue braccia. L’aveva abbracciata dolcemente e baciata con passione su tutto il suo corpo. Lei era piombata nella sua vita come un fulmine a ciel sereno: nient’altro mi appartiene se non il desiderio di vedervi accanto a me, pensò lui. Una confessione che lo stupì in modo inaspettato. 

   I dolci pensieri furono interrotti dal suo valletto che entrò nella stanza per avvisarlo del biglietto fatto spedire da Miss Sara a casa Bennet, in cui richiedeva la presenza della madre di Jane. Le condizioni di salute erano migliorate in poco tempo e non c’era nulla di cui preoccuparsi. Gli consegnò anche una lettera del suo medico di Londra in cui lo avvisava che era partito subito e sarebbe arrivato nel tardo pomeriggio per visitare Mr Hurst. 


Il Diario di Sara

 

Sabato 21 otobre 1797
Xe una verità universalmente riconosuda che co te salvi la vita de ’na persona, sta qua, ne la magior parte dei casi, la te sarà riconoscente per tuta la vita. Cusì me xe capitado a mi con ’l sior Hurst e de conseguenza con su molie. 0:-)
La siora Luisa la xe diventata sai cocola con mi. Co la me vedi la me domanda come che stago, se go bisogno de qualcosa per mi o per Jane e la me domanda consigli per su marì che mi dago e ripondo subito. Visto che Jane la stava meio go deciso de andar a far un giro per el parco de Netherfield con Luisa, con enorme dispiaser de la squinzia che mal la soporta l’amicizia de su sorela con mi. A parte i vari babezi, no so perché, go scuminzià a far domande su Darcy, su la sua vita e ’l suo caratere. Dopo la dezima domanda che ghe go fato a Luisa senza che me rendisi conto, la me ga domandado se ghe iera un zerto interese nei suoi confronti.
Co i disi interese in sto logo, vol dir za matrimonio. Ti pensa che se te da un strucon a un tuo amico o te ghe da anche solo ’na man, per lori vol dir za qualcosa de serio. Vara ti, a mi che me piasi strucolar tuti, questo se pol trasformar in un vero problema.
Su la question de Darcy go negado deboto, no go miga voia de stabilirme in sto secolo. Anche se devo dir che xe un sai bel mato, a parte per el fato che ’l xe duro come un toco de legno, no parla sai e ghe piasi star sai sul suo bel scagneto. De tuta altra idea xe Luisa che lo considera come un omo de alti principi, sensibile e molto benevolo. Cusì disi ela.
Ogi doveria rivar la mare de Jane, speremo che no la tiri qualche verta delle sue.

 

A  

Netherfield arrivò puntualmente Mrs Bennet e con essa, anche le altre figlie. Venne subito rassicurata di non allarmarsi per le condizioni di salute di Jane, la quale si era ripresa ed era guarita in poco tempo grazie all’aiuto di Sara. Dalle sue prime affermazioni si capì subito che non avesse alcun desiderio nella rapida guarigione di sua figlia perché questo avrebbe comportato il suo ritorno a casa. Mrs Bennet e le due figlie vennero portate da Jane e dopo un breve saluto si recarono in sala da pranzo. 
   «Credo sia ancora troppo malata per essere portata a casa» affermò Mrs Bennet. «Mr Jones ha affermato che è da escludere la possibilità di trasferirla. Potrebbe prendere un altro raffreddore e ammalarsi di nuovo. Sono costretta a chiedere ancora un po’ della vostra gentilezza».
   «Jane sta bene» disse Sara «e la sua guarigione non è certo dovuta alle capacità a dir poco discutibili di Mr Jones».
   «Non so da cosa potrebbe nascere una simile affermazione, ma Mr Jones è il nostro medico di fiducia da molti anni. Seguiamo sempre tutti i suoi consigli». 
    Sia Caroline che Sara, per una volta tanto, sembravano non essere molto d’accordo sulle sue affermazioni ed entrambe sembravano non essere molto felici di stare ancora sotto lo stesso tetto per un altro giorno. Tuttavia Caroline rispose in modo cortese e confortò Mrs Bennet dicendo che si sarebbero presi cura di Jane.
   «Io e le mie sorelle saremo molto felici di ospitare Miss Bennet e Miss Sara per tutto il tempo necessario» rispose Mr Bingley «Vi garantisco Mrs Bennet, che vostra figlia sarà curata nel modo migliore possibile».
   «Come siete gentile Mr Bingley, vi siamo molto riconoscenti per ciò che voi e le vostre sorelle avete fatto».
Mentre Mrs Bennet parlava, Sara rimase ferma e immobile sulla poltrona ad ascoltare le sue eccessive lusinghe con aria alquanto stupita. Dalla sua bocca non uscì una sola parola né sulla vicenda di Mr Jones, né sul comportamento poco cortese da parte di Mrs Bennet nei suoi confronti. Rimase lì e incassò con aria insofferente. Darcy rimase ad osservarla in silenzio vicino alla finestra, infastidito dalle continue insinuazioni di Mrs Bennet.  
   «Non so cosa proprio che fine avrebbe fatto mia figlia se non fosse stato per voi Mr Bingley e tutti i vostri amici così gentili» proseguì Mrs Bennet. «So quanto ha sofferto durante la sua malattia e quanto Jane sia capace di sopportare tutto senza mai lamentarsi. D’altronde l’ho sempre detto alle mie figlie che non valgono nulla in confronto a Jane. E poi e così bella, non trovate?»
   «Sì, certamente», rispose Mr Bingley con imbarazzo.         
   «E voi Sara mi auguro che vi siate comportata bene con queste persone» disse Mrs Bennet con voce stridula. «Sapete come certi vostri comportamenti a casa mia riescono a darmi così sui nervi, non immagino cosa sarete riuscite a combinare qui».
   Tutti si aspettarono una risposta secca e decisa da parte di Sara, ma lei si limitò solo a fare un profondo sospiro e a guardarla con commiserazione.
   Come osa trattare Miss Sara in questo modo, pensò Darcy. È davvero una donna insopportabile! Non riusciva a capire come mai questa volta Miss Sara non osasse controbattere a una simile insolenza fatta in pubblico.    
   «Miss Sara è una ragazza adorabile, ve lo assicuro» intervenne Mrs Luisa Hurst «Non c’è nulla di cui lei debba rimproverarla. Devo molto a lei e alle sue azioni».
   A quella affermazione Mrs Bennet rispose con delle parole incomprensibili dette a bassa voce. Subito dopo proseguì con i soliti discorsi di rito. «Mr Bingley, com’è davvero splendida la vostra tenuta. Non ho mai visto nulla di simile. Spero voi decidiate di stabilirvi qui al più presto in questa bella dimora».
   «Trovo che Netherfield sia uno dei posti più incantevoli di tutta Meryton o forse anche di tutta la Contea. Semmai decidessi di rimanere in modo definitivo lo sapreste subito. Sono solito a prendere le mie decisioni molto in fretta. In ogni modo, al momento, non intendo fare ritorno a Londra».
   «Siete una persona a cui piace decidere in base alle emozioni o le valutazioni del momento», affermò Sara «e non in modo razionale e logico come di chi è abituato a impostare la propria vita come fosse una precisa strategia e assolutamente priva di ogni puro sentimento».
   «Oltre a essere una persona intelligente, siete anche una brava osservatrice» rispose Mr Bingley. «siete riuscita a comprendere appieno il mio carattere». 
   «Sara» squillò Mrs Bennet, «nessuno qui ha voglia di sentire le tue analisi caratteriali». 
   Un’espressione meravigliata e di incredibile amarezza apparve sul volto di Sara. Quelle parole la ferivano come una stilettata nel cuore. Non provava né rabbia e né dolore, ma solo compassione per una donna molto sciocca. La gelosia era capace di condurre l’uomo su strade perniciose di cui non riesce quasi mai ad averne il controllo. Sara considerava la gelosia come la peggiore nemica della sua consapevolezza, un demone da domare e sconfiggere. Una mente capace di amare doveva essere capace di trascendere la gelosia e di superarla e non cercare assecondarla per avvalorare certi comportamenti. «Essere consapevoli di se stessi e di conseguenza degli altri, ci permette di riconoscere particolari segnali emotivi e ci consente di gestirli al meglio in ogni ambito della propria vita. Se impariamo a conoscere meglio noi stessi, con il tempo possiamo anche migliorarci e trasferire le nostre energie per il bene degli altri» affermò Sara. «Questo accade perché quello che siamo e ciò che pensiamo, si riflette sul mondo e sulla comunità. Non è separata da noi, perché noi siamo il mondo e siamo parte di esso. Giordano Bruno disse che la natura può generare sabbia tramite il pensiero regolatore, ma solo l’uomo può costruire castelli di sabbia tramite il pensiero razionale. Questo significa che l’essere umano ha la grande capacità di influenzare la materia tramite il suo pensiero e di conseguenza di influenzare anche il pensiero degli altri», sentenziò infine lei, mentre i presenti ascoltarono fino alla fine le sue parole con estremo interesse. Il volto di Mr Darcy fin d’allora cupo e ombroso si illuminò in un solo istante.
    Solo Lydia sembrava a non aver badato molto al discorso di Sara. Nessuno era in grado di sapere quali pensieri aleggiassero nella mente della giovane figlia, era più probabile che stesse pensando a qualche ballo o soldato inglese.
   «Deve essere uno studio affascinate riuscire a comprendere meglio se stessi e gli altri» disse Darcy guardando Sara e pensando a come fosse stimolante parlare con lei. «Credo mio malgrado che la conoscenza approfondita di altre persone possa essere molto più proficua in città e non in campagna. In un ambiente provinciale e poco vario, si hanno delle limitate opportunità per ampliare e sviluppare un certo tipo di conoscenze».
   «Ci sono molti aspetti positivi nel vivere in campagna» ribatté Sara, «come possono esserci altrettanto in città. Dipende dai singoli punti di vista e da ciò che una persona cerca per rendere la propria vita felice. Un uomo potrebbe sentirsi solo e profondamente infelice anche se attorniato da centinaia di conoscenze. Siamo noi a scegliere se e come essere felici, nessun altro».
    Mrs Bennet si sentì offesa nel sentire il giudizio di Mr Darcy sulla vita sociale di campagna. «Vi assicuro che qui da noi c’è tanto movimento quanto la città. Da parte mia non ho riscontrato a Londra, nessuna grande vantaggio rispetto la campagna, tranne per alcuni negozi e luoghi pubblici. Non c’è niente di meglio che la vita di provincia».
   «Come ho detto, ognuno ricerca la propria felicità dove meglio crede», rispose Sara. 
   «Il fatto di vivere in campagna ci toglierebbe la possibilità di esaminare molti aspetti della società che rimarrebbero sconosciuti alle nostre menti. È vero che la felicità la si può trovare ovunque, ma la pluralità delle persone da analizzare ci permette non solo di ampliare le nostre conoscenze sulla natura umana, ma anche di apprendere dagli errori altrui per migliorare noi stessi».
   «Potrebbe anche essere vero se consideriamo solo alcuni aspetti superficiali», ribatté Sara. «C’è da dire però, che la felicità non è dipesa da fattori esterni, ma solo dalla nostra mente. Se riusciremo a liberarci da elementi tossici come la gelosia, l’invidia o l’orgoglio e abbracceremo invece qualità come l’altruismo e l’amore per ciò che ci circonda, allora riusciremo ad essere felici anche in cima ad una montagna».
   «Quel signore lì» intervenne Mrs Bennet guardando Darcy, «sembra pensare che in campagna non ci sia alcuna attrattiva».
   «Mr Darcy non intendeva dire quello. Credo tu non abbia capito il senso del discorso» rispose Sara notando il sorriso compiaciuto di Darcy.
   «Nessuno lo mette in dubbio, ma anche qui possiamo benissimo incontrare molte persone e allo stesso modo ampliare, come dite voi Sara, la conoscenza degli altri. Si da il caso» disse Mrs Bennet alzando un po’ il tono della voce, «che noi siamo soliti frequentare e andare a pranzo da ben ventiquattro famiglie».
   A stento Mr Bingley riuscì a non dire nulla, a differenza di sua sorella che senza alcun riguardo verso l’ospite indesiderata, le rivolse un sorriso di commiserazione. Darcy non si capacitava di come quella donna così sgradevole fosse imparentata in qualche modo con Sara. L’essere nata e cresciuta in un altro paese e in modo particolare in Austria, aveva di sicuro giovato al suo temperamento e alla sua personalità, pensò lui. Era un’impresa assai ardua riuscire a mettere un freno alla lingua di Mrs Bennet; il suo era un continuo parlare e parlare di cose vuote e prive di spirito, piene di pettegolezzi di cui non interessava a nessuno dei presenti. Sara cercò di sviare il discorso chiedendo notizie di Charlotte Lucas. 
   «Ha più volte chiesto di voi. Proprio ieri è venuta a farci visita assieme a suo padre, una persona davvero simpatica. Mr Bingley, non trovate che Sir William sia un uomo cortese? Io penso proprio di sì, è così gentile, riesce a trovare sempre delle parole giuste per tutti. Questa sì, che è vera educazione e non come certe persone che si reputano così importanti e superiori tanto da non aprire mai bocca», disse Mrs Bennet rivolgendosi indirettamente a Darcy. 
   Le continue insinuazioni verso di lui stavano facendo innervosire ancora di più Sara anche perché un tale comportamento era una palese mancanza di rispetto nei suoi confronti. Anche se non nutriva molta simpatia verso di lui, principalmente per i suoi modi sgarbati, questo non dava il diritto a Mrs Bennet di rivolgersi a lui in quel modo. Rimase altresì sorpresa della calma di Darcy: era come se tutte le parole lanciate contro di lui non lo toccassero in alcun modo, anzi sembravano scivolargli via come acqua. Sara si chiese se tutta quella fermezza d’animo che stava esercitando in quel momento fosse sintomo di una completa mancanza di sensibilità o di una sua volontà di mascherare al mondo i suoi sentimenti e la sua forza interiore. Di fatto lei, per la prima volta, non era stata capace di decifrare quell’uomo, a parer suo, all’apparenza troppo freddo. Alla fine lui si rivelò come una sorta di intricato enigma da decifrare.
   Per tutto il tempo trascorso lì, rimase in piedi vicino alla finestra con lo lo sguardo rivolto verso il paesaggio esterno. Sara pensò che forse quello era un suo modo originale per calmarsi e per liberare la mente da ogni distrazione inutile e dannosa.
   La discussione proseguì sul fatto che Charlotte si era fermata a pranzo.
   «Forse per preparare il pasticcio di fegato», disse Mrs Bennet. «Personalmente ho sempre avuto a mia disposizione dei domestici che sbrigassero tutte le faccende di casa. Tutte le mie figlie sono state educate in maniera diversa dalle Lucas. Miss Charlotte Lucas è davvero una brava ragazza, devo ammetterlo, come lo sono anche le atre sue sorelle… Peccato non siano belle… Forse sono addirittura insignificanti».
   Sta baba la sta esagerando, pensò Sara. «Charlotte non è una ragazza insignificante», sbottò lei, «anzi è una ragazza molto intelligente, arguta e per giunta molto, ma molto graziosa».
   «Se fosse bella come dite, si sarebbe sposata già da tempo. All’età di ventisette anni non ha ancora ricevuto una sola proposta di matrimonio. Ci sarà un motivo… Invece la mia Jane, lei sì che è una ragazza ammirata da tutti per la sua splendida bellezza. Pensate che quando aveva quindici anni, siamo andati tutti a Londra a trovare mio fratello, Mr Edward Gardiner e uno degli amici di Mr Gardiner si innamorò a tal punto di Jane che pensavamo tutti che si sarebbe dichiarato. Alla fine non lo fece. Forse perché la mia Jane era ancora troppo giovane. Le scrisse anche una lettera con dei versi pieni d’amore».  
   «E per virtù dell’amore che tutto è stato prodotto e l’amore è in tutto. Come forza e vita è nelle cose viventi, è ciò da cui li viventi traggono forza e vita; l’amore scalda ciò che è freddo, illumina quello che è oscuro, risveglia ciò che è intorpidito, vivifica ciò che è morto», recitò Sara le stesse parole scritte da Giordano Bruno.
   Nessuno dei presenti comprese le sue parole pronunciate in italiano, nessuno tranne uno. 
    «È l’amore a insegnare cosa sia proprio di altri, cosa sia nostro, chi siamo noi, chi gli altri; è l’amore a consentire che certe cose siano a noi suddite e serve e che noi siamo soggetti all’influsso e al dominio di altre» proseguì Darcy. 
   «Solo l’amore porta la conoscenza della verità e implica un sacrificio di sé… È sorprendente scoprire come conoscete bene la lingua italiana e le opere di Giordano Bruno».
   «Dovrei dire lo stesso di voi, della vostra capacità di parlare la nostra lingua e del vostro sapere».
   «Mi lusingate troppo e non credo di meritare una complimento del genere. In vita mia non ho mai avuto la presunzione di sapere tutto. So di non sapere e di conseguenza cerco di ampliare la mia mente con vaste letture». 
   Un leggero sorriso apparve sul viso di Darcy.
   Sara si aspettò una risposta da parte sua che però non avvenne. Arrivarono invece le parole squillanti di Mrs Bennet. Continuò a lusingare ripetutamente Mr Bingley per la sua gentilezza e ospitalità nei confronti di Jane e si scusò per i probabili e strani comportamento di Sara. «Ci si può aspettare le più bizzarre stramberie da questa ragazza. Oh, i miei poveri nervi!», esclamò Mrs Bennet prima di congedarsi.
   Con tutta la cortesia possibile Mr Bingley la salutò, mentre Sara rimase in disparte, accennò un breve e fugace saluto con la mano. In lei non traspariva alcun genere di rimpianto nel vederle andare via – e Darcy lo notò subito. Cercò di interpretare e comprendere le intense emozioni che perturbavano la sua mente, ma non ci riuscì. A quanto pareva, c’erano degli aspetti in Miss Sara che ancora non comprendeva.
   Prima che Mrs Bennet e le sue figlie entrassero nella carrozza, con tutta disinvoltura la giovane Lydia squittì con voce acuta: «Mr Bingley, vi ricordo che avevate promesso di organizzare un ballo a Netherfield, non vorrete venir meno a una promessa fatta!»
   La risposta di Mr Bingley arrivò con una voce di estremo imbarazzo. «Assolutamente! Non appena vostra sorella Jane si rimetterà, fisserò la data del ballo».
   «Oh, sì certo, mia sorella. Di sicuro il capitano Carter avrà fatto ritorno a Meryton e dopo il vostro ballo chiederò che ne venga organizzato un altro con solo gli ufficiali. Lo dirò al colonnello Forster, sarebbe molto triste se non lo dessero. Magari potreste chiederlo voi Sara, siete così abili nelle parole», squillò alla fine.
   Sara non rispose e rimase lì ferma a fissarla come se quella richiesta fatta in modo così sgarbato non le importasse per niente. I suoi pensieri erano rivolti altrove, i primi verso la sua amica Jane e i secondi verso quel dannato libro e quella maledetta porta di pietra.

 
error: Content is protected !!