Un'altra vita all’improvviso - Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen - Capitolo 20 • Barbara Mapelli
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Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 20

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Romanzo a puntate scritto da Barbara Mapelli

Versione alternativa di "Orgoglio e Pregiudizio"


Capitolo 20

Il Diario di Sara

Lunedì 27 novembre 1797
Ore 7:30

Sta note go insognado Darcy… Sì, so, forsi doveria pensar ad altre robe più importanti e no fantasticar su un basabanchi inglese che caga sempre fora de ’l bucal. Cosa dir, sto omo no rivo a tirarmelo via dal zervel. Xe più forte de mi. Stago andando in asedo drio sto mato e no so cosa far. 🤨
Tuto somado, se escludemo ’l ballo co Mr Collins, la fraia de ieri sera no xe andada cusì mal come go pensado. Per finir, ’l marzian Mr Darcy ga deciso de butar via ’l suo telescopio e de far la sua astronave per rivar su Venere… e se semo basadi… 😍
La fraia no podeva finir meio de cusì. El me ga anca ridà quel maledeto libro.
Camastela, come go podù basarlo ieri sera?
Xe stadà più forte de mi, forsi no gaveria mai dovù.
Deso cosa ’l penserà de mi, che son ’na bon rosto?
Sara, te son ’na babaza. 🤪
Ma ritornemo al mio insogno. Devo ameter che xe stado sai bel. Mi e lu soli, distirai su un prà verde e ingrampadi un su l’altro, soto l’ombra de un grando albero de la campagna inglese. I nostri labri i se ga incrosado in cocoli basi, ma senza eser tropo intimi.
Ostregheta! Anca in sti insogni sto omo riva sempre eser cusì impalà come un pampel.
Se semo diti solo poche parole, ma dite in modo sai, ma sai dolze. In te le legera bavisela, se sentiva l’odor de erba fresca e ’l canto de i useleti. El sol luseva su i sui cavei scuri e lu me basava e me strucava in modo dolze… e ’l me vardava a fondo…
Lo zonterò al la lista: “I sogno erotici co Mr perfetin Darcy”.
Me domando se anche lu se ga mai insognado la stesa roba. 🤔
Co go verto i oci, me rideva anca ’l cul. Per un atimo go credù che fusi stado tuto vero. Go desiderà sai sveiarme sta matina in tel suo abrazo per poi eser impinida de i sui basi. 😗
Sara, sveite! Tuta sta roba xe solo un sogno. La realtà, la mia realtà xe sai diversa…
Devo star lontan de lu per ’l ben de tuti e do.

Traduzione

Questa notte ho sognato Darcy… Sì, lo so, probabilmente dovrei concentrarmi su altre cose più importanti e non fantasticare su un bigotto inglese con la puzza sotto il naso.
Che dire, quest’uomo non riesco togliermelo dalla mente. È più forte di me. Mi sto rimbambendo dietro a quest’uomo e non so cosa fare. Ci mancava anche questo.
Tutto sommato, se escludiamo il ballo con Mr Collins, la serata di ieri sera non è stata così male come pensavo. Alla fine il marziano Mr Darcy ha deciso di buttare via il suo telescopio e di costruire la sua astronave per raggiungere Venere… e ci siamo baciati… 😍 La serata non poteva finire meglio di così. Mi ha anche riconsegnato quel dannato libro.
Dannazione, come ho potuto baciarlo ieri sera? È stato un’istinto più forte di me, forse non avrei mai dovuto.
Adesso cosa penserà della sottoscritta, che sono una poco di buono?
Sara, sei una donnaccia. 🤪
Ritorniamo al mio sogno. Devo ammettere che è stato molto piacevole. Io e lui soli, distesi su un prato verde e avvinghiati l’uno sull’altro, all’ombra di un maestoso albero nella campagna inglese. Le nostre labbra si sono incontrate in teneri baci, ma senza entrare troppo nell’intimità.
Accidenti! Anche nei sogni quest’uomo riesce sempre ad essere così tremendamente rigido.
Ci siamo detti solo poche parole, ma pronunciate con estrema dolcezza. Nella leggera brezza del vento, si sentiva il profumo dell'erba fresca e il canto degli uccelli. Il sole si rifletteva sui suoi capelli scuri mentre lui mi baciava e abbracciava teneramente… e mi fissava intensamente…
Lo aggiungerò alla lista: “I sogni erotici con Mr perfettino Darcy”.
Mi chiedo se abbia fatto lo stesso sogno anche lui. 🤔
Quando ho aperto gli occhi, mi sentivo molto felice. Per un attimo ho creduto che fosse stato tutto reale. Ho desiderato così tanto svegliarmi questa mattina tra le sue braccia ed essere immersa tra i suoi calorosi baci. 😗
Sara, sveglia! Tutto questo è solo un sogno. La realtà, la mia realtà, è molto diversa…
Devo stare lontano da lui per il bene di entrambi.

 

Lunedì 27 novembre 1797
Ore 9:30

Xe ’pena rivada ’na curta letera de Wickham. L’incontro xe fisado tra un ora in un local de Meryton. De là andaremo in un altro portal.
No vedo l’ora de strucar mia mama.

 

Traduzione
È appena arrivata una breve lettera da Wickham. L’appuntamento è fissato tra un’ora alla locanda di Meryton. Da lì raggiungeremo l’altro portale.
Non vedo l’ora di riabbracciare mia madre.


 

   
«Ora puoi scendere» disse Wickham con voce ferma.
   Sara aveva viaggiato per ore in quella scomoda carrozza, legata e con gli occhi bendati. Si era sentita a disagio verso quell’uomo su cui aveva riposto tutta la sua fiducia. L’ultima volta che si erano visti, le aveva promesso di aiutarla a ritrovare quel varco che l’avrebbe riportata di nuovo a casa. Era l’unica cosa che desiderava in quel momento: riabbracciare ardentemente sua madre e rivedere i suoi cari amici. Wickham le aveva dato la sua parola e lei aveva creduto con tutta se stessa che l’avrebbe aiutata a raggiungere la meta. Ma ora si sentiva come una bambina persa in un labirinto, che con lo sguardo smarrito, cerca senza sosta una via di uscita. I suoi desideri erano come una foglia trasportata dal vento. Tornare a casa era l’unica cosa che desiderava di più al mondo. Nient’altro le interessava.
   Per un attimo pensò a Darcy e alle sue dure parole a proposito di Wickham. Mai avrebbe voluto dargli ragione, ma forse avrebbe dovuto ricredersi — e questo la preoccupava più di quanto non avesse mai potuto immaginare. Wickham l’aveva portata verso una meta a lei ignota, senza dirle una singola parola sul luogo in cui l’avrebbe condotta. Nulla uscì dalle sue labbra, se non il suono del suo respiro profondo. Con le mani sudate e la vista oscurata, era rimasta immobile lungo tutto l’estenuante tragitto, l’unica cosa che riuscì a fare per tranquillizzarsi, era stato ascoltare il rumore incessante degli zoccoli che passo dopo passo avevano toccato il terreno.
   Sara sentì lo scricchiolio delle porte della carrozza aprirsi e subito dopo Wickham l’aiutò a scendere. Un’intenso profumo di salsedine riempì le sue narici e una brezza leggera le sfiorò la pelle.
   Quando le fu tolta la benda, fece un respiro profondo. «Ma che bisogno c’era di bendarmi gli occhi?» rispose lei seccata senza ottenere nessuna risposta da Wickham. Aveva ancora le mani legate dietro la schiena quando lo vide prendere il pesante libro dalla carrozza. «Hai intenzione di slegarmi o vuoi lasciarmi in questo stato ancora per molto tempo?», protestò con voce accigliata.
   Wickham la guardò con aria divertita. «Certo, vi libero subito Miss Sara». Sciolse il nodo che aveva stretto diverse ore prima. «Spero che il viaggio non sia stato troppo scomodo per voi».
   «Scomodo!», esclamò Sara mentre strappava il libro dalle mani di Wickham, «Prova a stare tu legato e immobile per ore in una scatola di legno sballottante chiamata carrozza. Poi dimmi come ti senti!»
   «Con alcune persone non si è mai troppo prudenti, soprattutto quando si ha a che fare con dei viaggiatori come lo siete voi. Questo luogo è segreto e così deve rimanere. Vi assicuro che non è mia intenzione farvi del male. Come potrei ferire un viso angelico come il vostro», disse Wickham mentre con una mano accarezzava con dolcezza le guance rosee di Sara. «Solo guardandovi mi viene voglia di possedervi all’istante. È questo che non riesce a capire Darcy, troppo austero nelle sue decisioni personali».
   Con un rapido movimento Sara allontanò la mano di Wickham dal viso. «Vogliamo andare? Tra qualche ora farà buio. Non desidero ritornare a casa a notte fonda».
   Wickham fece un gesto con il capo e indicò a Sara di seguirlo. Presero uno stretto sentiero, fiancheggiato da fitti alberi dal fogliame cangiante che si stagliavano sotto l’azzurro del cielo. I raggi del sole illuminavano la strada dissestata, cosparsa da ciottoli bianchi che brillavano come stelle nella penombra. Quando finalmente arrivò alla fine della strada, Sara si rese conto che i sassolini erano in realtà frammenti di conchiglie sparse sull’erba soffice. Si ritrovò così in riva al mare; le acque calme e tranquille lampeggiavano argentate sotto il sole. Provò un senso di stupore che non riusciva a contenere: ancorato vicino le acque salmastre sorgeva un antico castello dalle alte torri di pietra che si ergevano come grandi e solitarie sentinelle. All’esterno erano ancora visibili alcune tracce del suo glorioso passato, come le sue possenti mura difensive, oramai del tutto coperte da una fitta vegetazione. Sulle torri abbandonate, i corvi fissavano il mare placidamente, come se fossero degli antichi guardiani, mentre in lontananza si udivano le onde dell'oceano scrosciare contro i fianchi della fortezza abbandonata.
   Tutto sembrava essere consumato dal tempo.
   Wickham prese Sara per mano e la guidò nel cortile interno. Al centro c’era un portale di pietra, molto diverso da quello di Banne: era realizzato con ricche decorazioni che si sviluppavano su tutta la sua cornice. Sembrava quasi esercitare un certo magnetismo su Sara, come se una potente e inspiegabile energia si concentrasse in quel punto singolare del castello. Nonostante il sole stesse quasi tramontando, la luce era sufficiente per poter distinguere chiaramente il grande cerchio bianco inciso sul pavimento: al suo interno erano ben visibili diverse scritte antiche e alcuni simboli. Sara si avvicinò di più per cercare di decifrare i significati celati tra quelle righe misteriose: quei simboli e quelle scritte li aveva già visti — erano riportati nello stesso libro che teneva nella sua mano. Mentre rifletteva sulle poche informazioni in suo possesso, cercando di interpretarne il loro significato, percepiva una certa e particolare familiarità. Era come se quelle parole antiche le conoscesse già da tempo e le stesse risuonassero nel profondo della sua anima, evocando ricordi sepolti nel passato di cui lei ancora non rimembrava. L'energia che emanava il portale sembrava essere così intensa da avvolgerla in un solo istante. Sara sentiva come se quella connessione tra il passato, il presente e il futuro si fosse unita in quell’unico e preciso punto dell’universo. Capì che in quel momento, stava solo a lei decidere se varcare quella soglia oppure no.
   Dopo qualche momento di riflessione, decise di abbandonarsi al destino che sembrava portarla inesorabilmente verso l’ignoto.
   «Questo è il portale che dovrete aprire» disse Wickham mentre accendeva una per una le candele appoggiate sul pavimento.
   Sara lo guardava scioccata e sempre più confusa. Quel posto non le dava nessun conforto. Si chiese per quale motivo si trovasse lì, assieme a quell’uomo che l’aveva legata e imbavagliata per portarla fino in questo bizzarro luogo dimenticato da dio. Come poteva essere stata così ingenua a fidarsi di una persona come Wickham?
   «Tu hai idea di cosa possano significare questi simboli?», chiese Sara con voce incerta. Non aveva idea di come avrebbe fatto ad aprire il portale e il supporto di Wickham non l’aiutava affatto.
   «Questi simboli sono stati usati per secoli dai viaggiatori per sigillare alcuni portali», rispose lui con una voce cupa. «Ma voi siete qui per aprirlo, non è vero Miss Sara? Una volta aperto potrete tornare a casa».
   «Se non ricordo male, mi avevi detto che questo era il passaggio per tornare nella mia epoca», protestò lei spazientita.
   «Fate come vi dico e vi prometto che avrete tutto ciò che desiderate».
   Le parole di Wickham le suonavano false. Il cuore iniziò a battere forte nel petto. Sapeva bene che non poteva fare marcia indietro. Doveva a tutti i costi trovare un modo per aprire il portale.
   «È quello che voglio» rispose Sara «…ma non so come fare».
   Wickham si avvicinò a lei e disse: «Attingete dal vostro potere interiore, poi svuotate la mente e iniziate a concentrarvi sulla vostra energia. Focalizzatela ed entrate in sintonia con essa… E ricordate!» esclamò con enfasi, «iniziate a pronunciare l’invocazione solo quando riuscirete ad ottenere un collegamento stabile con quella stessa energia. L’energia delle viaggiatrici. Solo in quel momento il portale si aprirà».
   «E potrò tornare a casa…» concluse Sara insicura.
   «Mah certo…» annuì Wickham. Dalla tasca tirò fuori un piccolo cristallo e glielo porse dicendo: «Tenete, questo vi aiuterà nella vostra invocazione. Stringetelo tra le mani e tenetelo vicino al cuore». Indietreggiò leggermente facendole allo stesso tempo un gesto di incoraggiamento.
   Sara prese il cristallo, si mise al centro del cerchio davanti al portale e aprì il libro. Lesse con attenzione le parole da pronunciare e seguì alla lettera le indicazioni di Wickham. Fece un profondo respiro, chiuse gli occhi e si concentrò su se stessa e sulla propria energia. Pochi minuti dopo iniziò a visualizzare la scena nella sua mente: il cerchio circondato dai segni antichi e le parole trascritte sul vecchio libro appoggiato a terra davanti a lei. Iniziò a muovere le mani in cerchi lenti, ed esordì cantando l'antica invocazione. Parole che non capiva, ma che sentiva risuonare dentro di sé. Lentamente, una spessa nebbia iniziò a circondarla, mentre la luce del tramonto si fece più intensa.
   Percepì un cambiamento provenire da dentro se stessa. Un forte potere iniziò a pervaderle la mente e il corpo. Un leggero formicolio le corse lungo tutte le sue braccia fino alle punte delle dita. Si sentiva più forte, più sicura di se stessa. La luce del tramonto diventò ancora più rossa e la nebbia che l’aveva circondata un’attimo prima, si dissolse del tutto. Uno strano bagliore opaco e vibrante si accese al centro del portale di pietra e poco a poco la piccola apertura si allargò sempre di più. Sara riuscì a intravedere ben poche cose all’interno di quell’oscurità. In quella notte senza stelle riusciva solo a percepire una forte energia che lentamente si stava riversando verso l’esterno. Era come se qualcosa di molto antico stesse rispondendo all’invocazione. Sara avvertì alcune presenze al suo interno: erano delle entità invisibili indistinte che volteggiavano nell’oscurità. Sentì il freddo propagarsi su tutto il suo corpo, inghiottendo ogni arto, mentre una sensazione di profonda tristezza la stava pervadendo. Subito dopo una flebile voce che penterò nella mente di Sara, si fece strada uscendo da quella dimensione spettrale. Un essere indistinto, dalla pelle grigio-azzurra, la stava chiamando con insistenza, spronandola ad aprire del tutto quel varco dimensionale per riuscire a passare. Sara indugiò per alcuni istanti. Poi decise di bloccare del tutto la sua energia e con esso l’apertura del portale. Prima che il varco si richiudesse del tutto, una mano spettrale uscì dall’apertura e afferrò il braccio di Sara. Con un violento strattone quella grigia presenza oscura cercò di trascinarla dentro con sé. Lei resistette con tutte le sue forze, aggrappandosi al bordo del varco, ma più si opponeva all’entità, più questa diventava sempre più prepotente.
   All’improvviso Sara sentì una voce maschile urlare il suo nome e subito dopo la mano spettrale mollò la presa e scomparve nell’oscurità. Tutto si richiuse subito dopo in un solo istante. Lei rimase lì ferma immobile e in silenzio davanti a un portale vuoto.
   Wickham corse verso Sara, mentre lei stava cercando di riprendersi dallo shock. La guardò con stupore e le chiese: «Cos’è accaduto? Cosa avete visto?»
   Le parole di Wickham la risvegliarono dal torpore. Sara rimase in silenzio per alcuni istanti, riflettendo sulla sua domanda. In cuor suo sapeva che oltre quel varco non c'era un ritorno alla vita in cui era nata e cresciuta, ma era rinchiuso qualcosa di più grande e spaventoso che non riusciva ancora a capire. La sua mente era affollata di domande e dubbi, più confusi di quanto avesse mai immaginato. Si alzò lentamente con in mano il libro, si voltò verso di lui e guardandolo negli occhi disse: «Come hai potuto ingannarmi in questo modo? Cosa diavolo erano quegli esseri immondi? Dammi una spiegazione! E la voglio adesso!» esclamò puntandogli un dito.
   Il volto di Wickham era pallido come la morte e il suo sguardo era triste e vuoto come se avesse appena visto un fantasma. «Quale spiegazione dovrei darvi secondo voi? Una sola cosa vi ho chiesto di fare e non siete riuscita a portarla a termine», rispose lentamente. «Aprite quel portale… e potrete fare ritorno alla vostra epoca. È quello che volete… o c’è qualcosa che vi trattiene?»
   «Tu sei completamente pazzo. Non voglio rimanere un minuto in più qui con voi. Riportatemi dai Bennet, subito».
   Wickham la guardò e rise ironicamente. «Non se ne parla. È troppo tardi per partire. Per questa notte rimarremo qui in questo castello. Ci sono delle stanze molto accoglienti su di sopra. Alla sera fa un po’ freddo, ma se lo desiderate potremmo scaldarci con i nostri corpi».
   Lei rispose con una serie di parole in triestino che tutto erano fuorché gentili. Aveva le guance arrossate dalla rabbia e il suo respiro era affannato. «Sei un maiale, Wickham!» gridò Sara mentre si dirigeva verso l’uscita.
   Lui la raggiunse rapidamente e la fermò afferrandola per un braccio. «Dove credete di andare?»
   Sara cercò di liberarsi dalla presa di Wickham, ma sapeva che non aveva molte possibilità contro un uomo così forte. «Lasciami, mia fai male», protestò lei con disperazione.
   Mollò la presa, ma con una mano bloccò il pesante portone. «Siete una sciocca ragazzina, fuori è buio pesto e non c'è nemmeno una carrozza ad attendervi. Come vi ho detto poco fa, passeremo la notte qui».
   Sarà protestò ancora fino a che Wickham decise di lasciarla andare. Non aveva nessuna idea in che direzione dovesse andare, ma in ogni modo decise di fuggire. Uscì di corsa nel buio della notte, e corse fino a che i ciottoli del sentiero non scomparvero nell'oscurità. La sua vista iniziò a diventare confusa dalla fatica e dalle lacrime che le bagnavano il volto. Di fronte a lei c'era solo il buio più assoluto: l'unica cosa che riusciva a sentire era il rumore dei flutti che lambivano contro le rocce e la brezza gelida del mare che le accarezzava con insistenza il suo viso e avvolgeva completamente il suo corpo. Cercò di guardarsi attorno per capire la direzione da prendere, ma la notte era così buia da non riuscire a distinguere nemmeno le forme dei cespugli. Le mani iniziarono a sudare, mentre il suo corpo tremava per il freddo. Sentì un profondo tuffo al cuore: aveva perso il senso dell’orientamento. All'improvviso dietro di lei vide una luce fioca, ma distinta che illuminava una figura sconosciuta. Trepidante, chiamò aiuto con tutto il fiato che aveva in corpo. Il suono delle sue grida si levò nell’aria scura come se fosse soltanto un triste richiamo di disperazione. Fu tutto inutile perché riconobbe subito la voce del suo carceriere: «Vi ho trovata» disse Wickham con tono sardonico. Alzò la lanterna verso di lei per poter illuminarne meglio i lineamenti. Sara comprese subito che era troppo tardi per tentare qualche altra via di scampo: era in trappola.
   «Miss Sara, desiderate per caso rientrare?» disse lui con un sorriso stampato sul volto. «Non è molto sicuro passeggiare a così tarda ora in mezzo ai boschi, potreste fare dei brutti incontri o peggio ancora cadere accidentalmente dalla scogliera».
   Sara lo guardò con espressione arrabbiata e mormorò: «L’unico brutto incontro fatto questa sera sei tu Wickham e nessun altro».
   «Devo ammettere che il vostro è un giudizio poco lusinghiero. Vogliate perdonarmi se vi ho spaventata, non era assolutamente mia intenzione. Farò ammenda per questo mio errore, ve lo prometto», rispose lui con un tono pacato porgendogli una piccola coperta di lana. «Ma vi prego, per il vostro bene, vi consiglio di rientrare».
   Sara si sentiva esausta e priva di energie per lottare ancora contro quell'uomo. Quindi decise di accettare di rientrare nel castello assieme a lui. Una volta dentro la condusse al piano superiore, in una piccola stanza con un grande letto a baldacchino al centro e un possente armadio di legno appoggiato alla parete. Su due comodini erano state accese delle candele che diffondevano nell'aria l'aroma di cera d'api.
   Sara non riusciva ancora a calmarsi dagli episodi che poco tempo prima l'avevano spaventata e non era in grado di afferrare appieno il comportamento altalenante di Wickham: c'erano momenti in cui lo vedeva come folle e minaccioso, altri invece in cui sembrava essere un perfetto gentiluomo, gentile e premuroso.
   «Vedo che siete sconvolta» disse Wickham con voce calma e poi con tono affettuoso proseguì dicendo: «ma non dovete aver paura, è tutto sotto controllo. Ora vi prego, cercate di riposare Miss Sara. Su quel tavolo troverete del cibo e una bottiglia d’acqua». E dopo averle fatto un inchino e un sorriso compiaciuto se ne andò dalla stanza, chiudendo la porta a chiave lasciandola sola.
   Il suono delle chiavi che giravano nella toppa rimbombarono nella stanza e la fecero trasalire. Il suo cuore cominciò a batterle forte nel petto senza controllo. Cercò di tranquillizzarsi il più possibile e concentrò il suo respiro fino a che il suo battito non si regolarizzò. Sapeva bene che gridare non l'avrebbe aiutata molto, d'altronde chi mai l'avrebbe sentita? Si sentiva completamente sola al mondo.
   Le sue palpebre erano pesanti come il piombo e si muovevano a malapena, mentre il suo stomaco gorgogliava nel vuoto. Era esausta ed aveva gli occhi appesantiti dalla stanchezza che vibrava su tutto il corpo. Prese un bicchiere d'acqua fresca e si distese sul letto morbido. Si raggomitolò nel letto e si coprì con la coperta di lana. Quando sentì il morbido tessuto sfiorarle la pelle morbida, tirò un sospiro di sollievo e si lasciò sprofondare nel cuscino. Finalmente il suo corpo si rilassò, lasciandola libera di ricadere in un sonno profondo. In quel momento i suoi pensieri erano concentrati unicamente su qualcosa che assomigliava più ad un incubo che ad un sogno: temeva che Wickham avrebbe potuto tornare da un momento all'altro.
   All’improvviso si risvegliò di soprassalto al suono di forti e insistenti colpi alla porta. Cercò di capire cosa stesse accadendo mentre si sforzava di distinguere le voci soffocate che provenivano dall’esterno. I suoi occhi si allargarono quando sentì due uomini litigare violentemente. Riconobbe la voce Mr Wickham, mentre l'altra le era molto famigliare. E poi… ce ne era una terza, molto più morbida delle altre, più ferma e decisa. Apparteneva a Mr Morgan che con insistenza chiedeva di entrare nella stanza. Sara rispose ansimando di non avere nessuna chiave e aggiunse turbata che Wickham l'aveva rinchiusa lì dentro la sera prima. Ancora più preoccupato Mr Morgan si scusò per essere arrivato tardi in suo soccorso, poi se ne andò e ritornò un’attimo dopo con le chiavi.
   Non appena aprì la porta, Sara vide il volto serrato e angosciato di Mr Morgan. «Oh santo cielo», esclamò lui preoccupato, «Miss Sara spero stiate bene. Cosa è accaduto?»
   Sara raccontò tutto ciò che era successo la sera prima a Mr Morgan, la sua ferma volontà di fare ritorno nella sua epoca, dell'inganno di Wickham e delle sue false promesse. Lui la ascoltò il suo racconto attentamente con un’espressione preoccupata e intenerita allo stesso tempo. Sara incolpò se stessa per la sua ingenuità per aver creduto a un uomo del genere.
   Quando ebbe finito di parlare Mr Morgan si schiarì la gola e disse: «Miss Sara, mi dispiace molto per ciò che vi è accaduto. In parte mi sento colpevole per non avervi dato tutte le attenzioni che meritavate. Parlerò con Mrs Hill di tutto questo non appena farà ritorno. Ora la cosa migliore da fare è lasciare questo posto».
   Mentre uscivano dalla stanza, nei corridoi si sentiva ancora riecheggiare in modo incessante le voci litigiose dei due uomini. I toni della discussione si alternavano dalla rabbia al muto silenzio. Non appena raggiunsero l’esterno, Sara vide due lussuose carrozze trainate da bellissimi cavalli scuri che nitravano impazienti. Mr Morgan prese la mano di Sara e l’aiuto a salire. Non appena furono entrambi a bordo, il cocchiere schioccò le redini con forza, facendo partire i cavalli al galoppo. In pochi secondi la carrozza volò lungo il sentiero sollevando una nuvola di polvere color rame. Il movimento fu così violento che le due persone a bordo si tenevano stretto l’una all’altra per evitare di essere scosse via.
   Durante il viaggio di ritorno Mr Morgan spiegò a Sara dei suoi sospetti su Mr Wickham. Era da tempo che Mrs Hill lo teneva d’occhio sin dal suo ritorno a Meryton.
   «Quell’uomo è un servo del male» affermò solenne Mr Morgan, «sospettavamo da tempo che stesse cercando un modo per riaprire il portale per un altro mondo dove secoli fa vennero rinchiusi gli Antichi Uomini Oscuri. Ora abbiamo la certezza del suo intento».
   Sara rimase sorpresa nel sentire delle rivelazioni di Mr Morgan, non riusciva a credere che Wickham potesse essere in realtà così malvagio. Continuò dicendo che l’unico vero scopo di quell’uomo era rubare il libro e ingannarla per usare il potere della viaggiatrice e del libro stesso, al fine di aprire la porta dimensionale e liberare gli Antichi Oscuri.
   «Se voi aveste indirizzato quelle stesse energie per servire il male, non sareste più stata la stessa persona», disse Mr Morgan con voce affranta. «Ma grazie a Dio, siete tutta intera. Devo ammetterlo, non è stato facile trovarvi. Per fortuna ci sono molti amici che tengono a voi Miss Sara», concluse tutto felice facendole l’occhiolino.
   «Già, infatti… stavo proprio meditando su questo punto. Mi chiedo chi fosse l’altra persona che ti ha accompagnato.
   «Per ora sono vincolato da una promesso di riservatezza, ma vi assicuro che si tratta di un caro e vecchio amico».
   La risposta non soddisfò particolarmente Sara, ma dopo tutto quello che era successo, decise di non insistere troppo. Pensò che alla fine la verità sarebbe venuta a galla. «Ti chiedo scusa per ciò che è successo. Se avessi capito fin da subito le intenzioni di Wickham non avrei mai accettato la sua proposta».
Mr Morgan sorrise in modo rassicurante e le strinse la mano con dolcezza. «Non dovete preoccuparvi di nulla, Miss Sara», disse lui.    «L’unico desiderio mio e di Mrs Hill è quello di vedervi al sicuro e felice».
   Sara lo guardò negli occhi e poté vedere la sincerità nel suo sguardo. Si sentì sollevata sapendo che c'era qualcuno su cui poter contare. «Grazie, Mr Morgan», disse lei con voce flebile. «Sei stato molto gentile con me. Non so come riuscirò mai a ricambiarti».

 
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