Un'altra vita all’improvviso - Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen - Capitolo 7 • Barbara Mapelli
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Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 7

Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 6
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Romanzo a puntate scritto da Barbara Mapelli

Versione alternativa a "Orgoglio e Pregiudizio"


 

Capitolo 7

 

I

l carattere di Mrs Hurst e Miss Caroline Bingley era un misto di condiscendenza e superiorità a dir poco disarmante. Per Sara era poco piacevole parlare con loro: non c’era dialogo e nessun argomento di cui avrebbe preferito discutere. Solo pettegolezzi di questa o quella famiglia, degli abiti più o meno alla moda o di quanto siano magnifiche le feste dell’alta società londinese – di tutto questo lei ne avrebbe fatto volentieri a meno. Con chiarezza Sara intuiva, nei loro atteggiamenti e nelle loro parole, di quanto loro si stessero sforzando a rimanere lì sedute, su quelle due sedie, con in mano una tazza di tè, a parlare con Mrs Bennet e le loro figlie. Benché Sara non apprezzasse i modi e gli atteggiamenti di Mrs Bennet, c’era più umanità e gentilezza in lei che in Miss Bingley e Mrs Hurst. In quei pochi minuti si era impegnata a comprenderle, ma per lei fu del tutto inutile.
   Le due gentildonne erano arrivate in un tardo pomeriggio con la loro lussuosa carrozza, fatta di ricche decorazioni dipinte e alcuni stemmi e comodi sedili in velluto rosso. A casa dei Bennet ci fu un lungo trambusto prima di accogliere con tutti i crismi necessari le due ospiti. In men che non si dica Mrs Bennet spronò tutte le sue figlie, compresa Sara, a sistemarsi nei migliori dei modi: si aggiustarono gli abiti e i capelli in un batter d’occhio e nastri, lacci e forcine quasi volarono da una parte all’altra della stanza. Il cuore di Sara si rasserenò nel non vedere Mr Darcy – due persone altezzose insieme erano più che sufficienti.
   «Allora ditemi Miss Sara Rosenwirth», disse Miss Caroline Bingley in tutta le sua boriosità, «che mestiere fa vostro padre?»
   Lei la guardò con aria di chi non volesse rispondere. D’altronde come avrebbe potuto spiegare il lavoro di suo padre: fisico e ingegnere aerospaziale, fondatore della Interstellar Society, che aveva lavorato per la NASA grazie alla sua progettazione di una prima astronave con motore al plasma. Già era difficile comprendere certe cose nel ventunesimo secolo, figuriamoci in quest’epoca.
   Sara meditò cosa potesse rispondere e pensò alla cosa che si avvicinava di più. Si schiarì la voce e disse: «È un ingegnere… navale».
   «Un ingegnere dite» rispose Miss Bingley. «Sapete, la flotta britannica è una delle migliori al mondo non c’è ne sono di uguali. Se non ci fossero i nostri valorosi militari a difenderci, a quest’ora eravamo già invasi dai francesi. Cosa, che a quanto pare, è capitata alla vostra meravigliosa città», concluse con un ghigno.
   «E cosa sarebbe il nostro paese senza il nostro amato Lord Nelson» aggiunse Mrs Hurst.
   Sara avrebbe preferito passare un’intera giornata con Mrs Jenkins e con tutte le sue lezioni su ventagli e mussole, piuttosto che passare altri interminabili minuti con le due gentildonne. Per fortuna le loro attenzioni andarono verso una persona di cui avevano un nutrito interesse: l’incantevole Jane. Così Sara ebbe modo di svignarsela grazie a delle scuse che solo lei era capace di inventarsi.


Il Diario di Sara

 

Giovedì 12 otobre 1797

Iera ora che squinzia e frescona le andasi via, no rivavo più a guantarle. Se no iera per la Siora Bennet che la me vigniva a ciamar ogni volta che rivavo ‘ndar via, la zornada la gavesi pasada sai meio. Propio no rivo a capir cosa ghe trova Jane de bel in ste do babaze odiose. Ela la riva a trovar la beleza in tute le persone. La ga una granda e bela qualità.
Pena le xe ‘ndade via, la siora Bennet la iera tuta felize e po no la ga fato altro che parlar de Bingley e de un posibile matrimonio con Jane. Se da una parte la mama la iera cusi esaltada ne la idea de un matrimonio con un omo come quel, da l’altra parte no pareva lo steso – Jane la iera sai spaurosa e la zercava de star sai per le sue. Son convinta che Jane ami de sicuro Bingley e no la zerca un matrimonio solo per bori come su mare.
La siora Bennet, oltre a eser contenta per la zornada, la xe ‘ndada in brodo de sisole per el fato che tutta la famiglia la xe stada invitada a Netherfield. Go sai poca voia de ‘ndar, ma xe l’unico modo che go per rivar a leger sto libro de el sior O’Brayan. Solo se trovasi el coragio de domandarghelo a Darcy. Sigh!

 

N

on appena Sara chiuse in suo diario si mise a riflette sulle parole del canto alla regina delle fate. L’amore era la chiave per aprire il portale che l’avrebbe rimandata a casa. Forse tutto sommato, la questione non la trovava poi così assurda. D’altronde cos’era il sentimento di amore se non quell’energia straripante che ha bisogno di essere condivisa senza pretendere niente in cambio. Dovrebbe essere un’esperienza reciproca capace di generare altro amore. E non si trattava dell’amore semplicistico tra un uomo e una donna, ma era molto di più di questo. Molte persone erano convinte che l’amore consiste nel semplice fatto di innamorarsi, quell’attrazione tra due singoli amanti che li spinge a unirsi e a condividere le loro esperienze durante la loro esistenza. Ma spesso non è sempre così, per il semplice fatto che quella forza che li ha spinti a stare assieme non era amore, ma una pura attrazione sessuale. Se ogni singolo individuo conoscesse cosa fosse in realtà l’amore, il mondo sarebbe un posto migliore.
   Lei aveva riflettuto molto spesso su questi concetti, ma era più semplice teorizzarli che metterli in pratica nella vita reale. Forse era solo una questione di allenamento nell’arte di amare, pensò Sara, e si chiedeva da dove avrebbe mai potuto cominciare. Ci pensò su, alla fine giunse alla conclusione che il modo migliore per capire cos’è l’amore e l’universo che ci circonda, era di partire dalla conoscenza di se stessa. Il concetto di amore venne approfondito e riportato su altri piani durante una conversazione con Charlotte. Durante il ricevimento di Netherfield, si misero a parlare del rapporto di Jane con Mrs Bingley.
   «Una donna non dovrebbe dissimulare i propri sentimenti di fronte all’oggetto amato, altrimenti perderebbe l’opportunità di conquistarlo», affermò Charlotte.
   «Qui non parliamo di conquista, ma di amore e affetto reciproco», rispose Sara. «Jane è una ragazza timida e modesta, non ancora capace di esprimere al mondo ciò che prova veramente per Bingley».
   «Ma se non lo incoraggia verso il suo amore potrebbe rimanere una pura e semplice simpatia. Gli uomini spesso non colgono certe sottigliezze e atteggiamenti. Per questo dovrebbe essere in qualche modo incoraggiato se non vuole farselo sfuggire. Sappiamo bene entrambe l’amore spropositato di Jane per Bingley, ma dovrebbe cominciare a far vibrare molto di più le corde dell’amore nel breve tempo passato assieme».
   «Dopo così pochi incontri non si può pretendere che una ragazza dolce come Jane abbia la sfrontatezza di indurlo a chiederle di sposarla. D’altronde come puoi riuscire a conoscere un uomo in così poco tempo e in poche ore».
   «L’amore è un concetto di pura fortuna. Si possono capire molte cose di un uomo anche nel poco tempo disponibile. Ogni minuto è prezioso e sono parecchie le cose che si posso scoprire».
   «Questa è una tua abilità non quella di Jane. Tu hai una straordinaria capacità di capire rapidamente le persone, ma devi comprendere che non tutti sono così».
   «Un elogio troppo grande per me, devo ammetterlo. Di certo non pretendo di possedere una mente fine e intuitiva come certi luminari, ma molte cose riesco a percepirle chiaramente come ad esempio il fatto che Mr Darcy non fa altro che guardarvi da tutta la sera».
   Così presa dal suo discorso che Sara non si era minimamente resa conto della presenza di Mr Darcy a pochi passi da lei. «Mi chiedo quale sia il motivo di tanto interesse, forse vorrebbe espandere il suo ego dalla sua alta posizione sociale».
   «Magari la sua attenzione per te potrebbe voler dire altro. Sarebbe sciocco trattare con sufficienza una persona di alto rango, un tale comportamento non porterebbe a nulla».
   «Lo sai che non giudico le persone in base alla loro ricchezza. Come ben sai, è stato lui a dirmi di essere appena passabile».
   «La state prendendo troppo sul personale. Non date giudizi troppo affrettati perché potrebbero rivelarsi non veritieri».
   Sara era poco convinta e di certo non era sua intenzione attirare le attenzioni di un uomo come Mr Darcy. «L’unica nota positiva di Mr Darcy è il suo aspetto fisico, ma come ben sai, la bellezza non è tutto».
   «Una persona può essere bella in molti modi, ma devi ammettere che il suo bel viso gioca in suo favore».
Anche se non era d’accordo su molte cose, le piaceva parlare con la sua amica Charlotte perché la portava a riflettere a meditare su differenti punti di vista. «Bello o no, devo trovare una scusa per chiedergli il libro di Mr O’Brayan. Hai qualche suggerimento?».
Charlotte la osservò con un tenue sorriso «Le persone di un certo rango sociale, di solito, amano collezionare molte cose, compresi molti libri. Qui, nella residenza di Netherfield, di sicuro ci sarà una biblioteca privata».
   Sara seguì i consigli della sua amica Charlotte e dopo la cena fatta di ricche e squisite pietanze cercò un pretesto per conversare con Mr Darcy. Di certo fu una cosa più semplice del previsto visto che lui era quasi sempre nei paraggi. «Ho saputo da una fonte certa che qui a Netherfield c’è una biblioteca ben fornita».
   «La vostra domanda presume che siate un’amante della lettura».
   «Amo molte cose della mia vita e la lettura è una di queste. Il desiderio di apprendere ed espandere la propria mente grazie ad un buon libro può aiutarci ad evolverci. Infatti in questo periodo sto proprio conducendo una ricerca personale».
   «Il piacere può nascere anche dalle cose più semplici come leggere un buon libro e trovo ancor di più piacevole conversare con appassionate giovani lettrici» disse Mr Darcy in tutta la sua compostezza tipicamente inglese. «C’è qualche lettura in particolare che suscita le vostre attenzioni?».
   Trovava che i modi di Mr Darcy fossero così formali da sembrarle quasi eccessivi nella sua raffinata compostezza. «A dirti la verità c’è un testo specifico che desidererei visionare ed è il libro di Mr O’Brayan sulla scrittura Ogham».
   Di tutto si aspettò Mr Darcy, tranne quella risposta. «Una richiesta davvero insolita per una giovane donna, non credevo vi interessassero un certo tipo di letture».
   «Lo stesso dovrei dire per te, o sbaglio?»
   Dalla sua espressione del viso così composta, Sara non riuscì a intuire cosa stesse pensando in quel momento.
   L’unica cosa che disse, prima di essere interrotto da Sir William Lucas, fu di acconsentire alla mia richiesta non appena sarà possibile.
   Quando la strada sicura non è, meglio aspettare è, pensò Sara ripensando alle parole pronunciate dal maestro Yoda in un episodio di Guerre Stellari.
   La cena proseguì con spensierata allegria tra gli invitati alla festa. Darcy si era seduto un tavolo più in là rispetto a Sara, ma sufficientemente vicino per ascoltare le sue parole. Con il colonnello Forster aveva iniziato a conversare sul condottiero più discusso del momento: Napoleone Bonaparte. Il colonnello Foster non era di certo abituato a parlare di politica in pubblico con una giovane donna, ma le analisi dettagliate e precise di Sara, sulla situazione attuale, lo affasciarono a tal punto da fargli dimenticare ogni etichetta e pregiudizio formale. Lei parlò della vita passata di Napoleone nato ad Aiaccio, in Corsica, della sua lingua che era l’italiano, della sua famiglia e della sua educazione; entrò anche nei piccoli particolari, dal suo soprannome, Nabulio, dato dai suoi famigliari per il suo carattere turbolento, alla professione del padre, un avvocato ed esponente della nobiltà corsa, alla sua passione per gli scacchi e la sua capacità di elaborare pensieri complessi con rapidità. Affermò poi che la sua abilità in battaglia era proprio la sua capacità di cambiare repentinamente strategia con mosse imprevedibili, modificando i piani per meglio adattarli alle nuove situazioni.
   Il colonnello Foster rassicurò i presenti, fermi lì ad ascoltare, dell’impossibilità da parte dei francesi di invadere la Gran Bretagna. Sara era concorde con lui ed elogiò la marina inglese per la sua abilità militari. Il suo discorso impressionò molto Mr Darcy e capì di aver giudicato troppo in fretta quella donna. Aveva sempre creduto nel suo senso critico e nelle sue valutazioni obiettive, ma per la prima volta nella sua vita si era sbagliato. Quelle parole pronunciate su di lei con così poco tatto, alla presenza dei suoi più cari amici, non le avevano fatto proprio giustizia. Rifiutare di ballare con Miss Sara era stato un errore e se ne pentì amaramente, allo stesso tempo si rammaricò per averla definita una ragazza ordinaria e appena passabile. I suoi sentimenti erano in completo subbuglio e iniziarono ad essere ancora di più nel momento in cui la sentì cantare al pianoforte. Quali dolci melodie uscirono dalla sua voce soave, accompagnate da indimenticabili note suonate con maestria. La canzone parlava dell’amore e della paura di provare un sentimento così profondo e chiede alla sola musica un conforto e una rassicurazione. Alla fine della esecuzione il pubblico chiese subito l’esecuzione di un altro brano a loro sconosciuto. Darcy non capiva se la sua riluttanza nel eseguire altri brani fosse da attribuire a una velata timidezza o nella sua insicurezza nel non soddisfare appieno i gusti degli ascoltatori.
   Sara proseguì con la sua esibizione con altri quattro pezzi suonati tutti con ritmi e stili musicali diversi. Non aveva gli elementi tipici delle ballate scozzesi o irlandesi e nemmeno del genere country, era una musica emotiva che ricordava per certi versi le musiche di Bach e diventava poi più frenetica in alcuni punti per poi finire con una melodia più rallentata; altri invece erano differenti, caratterizzati da ritmi sincopati e frasi ripetute.
   Darcy era così entusiasta di lei che cominciò a desiderare di conoscerla meglio. Si chiese cosa l’avesse spinta a interessarsi del libro di Mr O’Braian, un libro sulle scritture Ogham non era un testo così conosciuto, meno che meno tra le giovani donne le quali preferivano dilettarsi nella lettura di opere più leggere o di romanzi in stile romantico, più confacenti al genere femminile.
   Lei era diversa anche sotto questo aspetto.
   Dicerto lui, di quel libro, non era riuscito ancora a capirne l’utilità: al suo interno, oltre alle solite di spiegazioni su cosa sia la scrittura ogamica e le indicazioni su come tradurla, c’erano un sacco di canti, invocazioni alle dee e rituali druidici. Vi era anche un capitolo dedicato alle porte dei mondi, con diversi appunti ai margini e calcoli matematici di cui non aveva capito un granché. Scommetto che se Miss Sara Rosenwirth lo leggesse, riuscirebbe a trarre un senso logico all’intero libro – e questo potrebbe essermi utile, pensò Darcy.
   L’occasione non tardò molto ad arrivare, infatti pochi giorni dopo furono invitati a casa dei Lucas. C’erano diversi invitati e alcuni ufficiali di stanza vicino a Meryton, compreso il colonnello Forster accompagnato dalla sua giovane moglie. Appena arrivò, lo vide immerso nella conversazione con Miss Sara. A pochi passi dietro di lei c’era Mrs Jenkins con il suo solito cipiglio severo.
   Darcy rimase nei paraggi per poter ascoltare meglio i suoi discorsi e per cercare di comprendere al meglio il suo carattere. Era così assorto in tutto ciò, da non essersi accorto della presenza di Sir William Lucas.
   «Come è piacevole osservare delle giovani donne intente a conversare e a ballare. Non è vero Mr Darcy?» disse Sir Lucas. «La danza è una delle più piacevoli passatempi delle società più evolute ed eleganti».
   «Sono d’accordo» disse Mr Darcy mentre osservava Lydia Bennet ballare con così poca grazia e molto poco decoro «Ma anche le società meno evolute come i selvaggi sanno ballare».
   Sir Lucas non obiettò e si limitò ad accennare un lieve sorriso, poi proseguì la conversazione: «Guardate in quale modo eccellente balla il vostro amico Mr Bingley con Miss Jane Bennet. Vi ho visto ballare a Meryton e non vi manca di certo grazia, tecnica ed eleganza. Danzate per caso a Corte?»
   «Mi dispiace deludervi, ma non ho avuto questo privilegio. Cerco il più possibile di evitare il ballo, è una pratica che faccio volentieri a meno».
   Era difficile conversare con un uomo come Mr Darcy, quindi Sir Lucas provò a cambiare discorso e chiese se avesse una casa a Londra. Lui asserì solo con un breve cenno di capo senza aggiungere una parola.
   «Anch’io desideravo prendere casa in città, ma rinunciai perché non ero sicuro se l’aria di Londra addicesse al meglio alla salute di Lady Lucas». Rimase in silenzio e aspettò una sua risposta che non arrivò. Miss Sara stava dirigendosi nella loro direzione e approfittò della situazione. «Eccola qui, la nostra cara Miss Sara Rosenwirth, una pianista e cantante d’eccezione. Quale onore abbiamo nell’avere come ospite una straniera di così eccezionale bravura e bellezza. Credo la conosciate già, è una delle migliori dame di tutto l’Hertfordshire. Perché non danzate con lei? Non potete rifiutare di ballare con una simile bellezza», disse infine prendendo la mano di Sara e mettendola quasi in quella di Mr Darcy. Il gesto sorprese Sara e allo stesso modo anche Darcy.
   «Grazie, ma non desidero ballare», rispose Sara in modo gentile. «Credo di non essere la persona giusta per Mr Darcy».
   «Suvvia, quale sciocchezza», esclamò Sir Lucas, «qualunque dama vorrebbe danzare con un gentiluomo come Mr Darcy».
   «Se Mr Darcy desidera il qualunque, lo pò cercare nel resto della sala. Ci sono molte giovani donne desiderose di ballare, io non sono una di quelle».
   Mr Darcy si meravigliò della sua risposta, era la prima donna non interessata alla sua eredità. Con tutta l’eleganza in suo possesso, le chiese l’onore di poterla invitare, ma lei rifiutò. Sir William Lucas cercò di persuaderla di nuovo senza produrre alcun risultato sperato.
   «Mr Darcy è molto cortese, ma sono più preoccupata per i suoi nobili piedi. Come ben sapete non sono un’eccellente ballerina. Non lo sono mai stata. Sicuramente Mr Darcy non desidera come compagna una donna capace di pestargli i piedi svariate volte in unico ballo» e con un leggero inchino li lasciò e si allontanò.
   Nonostante il suo diniego, il sentimento provato da Mr Darcy non si affievolì, ma aumentò sempre di più. Il solo imbattersi in una donna come lei, era un pericolo non solo per il suo cuore, ma per la sua alta posizione sociale: le persone ricche come lui, erano portate ad osservare delle rigide etichette sociali che nulla avevano a che fare con l’amore.
   «Di sicuro so già cosa state pensando», disse la flebile voce di Miss Bingley. «Quale noia e quanta bassezza sociale in questa gente. Vorrei conoscere le vostre critiche, so di certo saranno simile alle mie».
   «Devo contraddirvi», rispose Mr Darcy con lo sguardo puntato su Sara, «nessuna critica, ma solo pensieri molto piacevoli».
   «Cosa può esserci di più piacevole, posso chiedervelo?»
   «Due occhi verdi come smeraldo incastonati in un bel viso di donna».
   Miss Bingley si stupì della risposta e incuriosita chiese di chi fossero quegli occhi così belli.
   «Di Miss Sara Rosenwirth», rispose lui con tutta calma.
   «Dovremmo aspettarci un matrimonio tra non molto?» chiese con tono sprezzante. «Lo avete detto anche voi quanto questa gente sia così banale e insignificante, lontana dall’alta società di cui noi facciamo parte. Avrei pensato di tutto, ma non che le vostre attenzioni sia rivolte a una donna di così bassa lega e perfino straniera. Da quanto tempo è diventata la vostra preferita?»
   «Mi aspettavo la vostra reazione. Mi stupisco sempre nel parere delle donne, riuscite ad essere sempre così emotive e precipitose nei giudizi. Non sono tenuto a dare una spiegazione delle mie emozioni a voi e a nessun altro».
   «Parlate come se il vostro rapporto amoroso con Miss Sara fosse già consolidato. Mi auguro che vi troviate bene con dei parenti come i Bennet e un suocero austriaco falegname che costruisce navi. Cosa penserà mai vostra zia? Non avete pensato a questo?».
   Lui fu irremovibile nella sua idea e rimase indifferente alle parole di Miss Bingley, nemmeno il pensiero di cosa mai avrebbe pensato sua zia, lo intaccarono. Miss Sara non aveva accettato il suo invito a ballare e ne era rimasto un po’ deluso. Il suo diniego non lo aveva scoraggiato, anzi lo rendeva ancora più forte. 

      Quando la festa ebbe fine, Darcy e i suoi amici ringraziarono, con i soliti convenevoli, i padroni di casa e salutarono con grazia tutti i partecipanti. Le loro carrozze erano lì fuori ad attenderli, assieme ai loro cocchieri, pronti per riportali nella loro bellissima tenuta di Netherfield Park. Un unico pensiero tormentava Darcy, anima e corpo, quasi da farlo impazzire – era Sara. Avrebbe dato qualsiasi cosa per una tregua, anche solo momentanea.
   Salì sulla sua carrozza assieme a Bingley e ordinò al cocchiere di partire. Appoggiato in un angolo del sedile e avvolto in un panno scuro, c’era il libro di Mr O’Brayan. Si ricordò di averlo portato con se per un motivo: lo doveva consegnare a Miss Sara, lo aveva promesso e la parola di un gentiluomo doveva essere rispettata. Immediatamente Darcy batté sul tetto della carrozza e ordinò al cocchiere di fermarsi e di tornare indietro.
   «Cosa succede?» chiese Mr Bingley.
   «Devo consegnare questo libro a Miss Sara».
   Bingley si stupì di tale urgenza, ma non riusciva a cogliere ancora il vero motivo.
   Non appena la carrozza si fermo, Darcy uscì, disse di aspettare pochi minuti e si incamminò verso l’ingresso della casa di Sir William Lucas. Sara era ancora lì fuori a parlare assieme alla sua amica Charlotte.
   «Miss Sara Rosenwirth dovete scusarmi», affermò Darcy con un leggero inchino, «sono venuto a consegnarvi il libro che mi avevate chiesto. Mi auguro porti dei buoni frutti alla vostra ricerca», disse porgendolo a Sara.
   Con uno sguardo meravigliato accolse con entrambe le mani il pesante libro di Mr o’Brayan – era più grande di quanto avesse potuto immaginare. «Ti ringrazio», disse lei colma di felicità. «Prometto di averne cura. Lo riavrai al più presto».
   «Miss Sara, prendetevi tutto il tempo che vi occorre. Quando avrete finito di consultarlo, potrete venire tranquillamente a Netherfield per restituirlo. Se ne avete l’occorrenza sarà mia cura farvi venire a prendere da una carrozza. Siete la benvenuta», concluse lui pensando che quella fosse una buona scusa per riuscire a rivederla ancora. La salutò con un leggero inchino e se ne andò verso la sua carrozza.
   Più lei si sforzava di capire quell’uomo e più non ci riusciva. Si chiedeva quali fossero i sentimenti che scuotevano la sua anima in perfetto stile inglese. All’apparenza il suo volto sembrava fosse un muro impenetrabile e inaccessibile, quasi privo di emozioni. Ma era davvero così? Ogni espressione del suo viso non lasciava trasparire nulla di ciò che scaturivano i suoi pensieri. Il suo tono era serio e pacato, pieno di una rigidità che alle volte la faceva quasi impazzire. Eppure c’era qualcosa in quell’uomo che lo attirava come un’ape verso il polline e non ne capiva la ragione. Provò un brivido lungo tutto il corpo e sentì una stretta allo stomaco. Cercò di allontanare il più possibile dalla sua mente l’immagine di lei assieme a Mr Darcy. La cosa più importante in questo momento ce l’aveva tra le sue mani: era il libro.

 
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