Un'altra vita all’improvviso - Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen - Capitolo 9 • Barbara Mapelli
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Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 9

Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 8
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Romanzo a puntate scritto da Barbara Mapelli

Versione alternativa a "Orgoglio e Pregiudizio"


 

Capitolo 9


Il Diario di Sara

 

Mercoledì 18 otobre 1797
Ore 18.30
Febre, rafredor e mal de glava. Sta qua xe la diagnosi fata a Jane. Per fortuna go ’ncora la mia scatola de aspirine. Jane la xe stada sai contenta de vederme. Ghe go dito de no cruziarse sai, la guarirà presto. Go fato portar ’na scudela co una tisana calda per ’l suo rafredor e più tardi ànca un poco de late caldo co miel.
Devo ’ndar zo a magnar.


Mercoledì 18 otobre 1797
ore 20:30
Ste babaze no le guanto… a cominciar de Caroline Bingley… No capiso come Charles ’l pol eser su fradel. Darcy, inveze, xe come sempre, de poche parole; ’l sior Hurst no ’l fa altro che magnar come un ludro, a bever come ’na piria e fumar in drio man. Bruto de veder. Me pareva de veder un prasec. Co son ’ndada via ’l iera za duro come un scalin. La frescona de su moie no la lusi per sgaieza. Resta, come solito, al primo posto Charles. Jane la sta spavando. Vado zo a ciol un cafè.

 

E

rano tutti riuniti nel salotto quando Sara entro nella stanza.
   «Miss Rosenwirth è un piacere avervi con noi» affermò Caroline, «vi unite a noi per una partita a carte?»
   «No, grazie. Rimarrò qui assai poco, non voglio lasciare da sola Jane per troppo tempo».
   «Strano per una ragazza non avere il piacere del gioco» disse Mr Hurst. «Mi piacciono molte cose te lo assicuro, ma in questo momento non sono dell’umore adatto».
    Sara si sedette sulla poltrona non lontano da Charles e Darcy, prese il Times appoggiato sul tavolino di fronte a lei, lo aprì e iniziò a leggerlo. Si sentiva ancora l’odore penetrante dell’inchiostro tipografico, di quei caratteri di piombo impressi sulla carta da giornale. Alcuni ricordi della sua infanzia riaffiorarono piano, piano nella sua mente, e si ricordò dei momenti della sua vita passata a Trieste, quando da bambina, vivace e curiosa qual era, si intrufolava nella tipografia di suo zio Rupert. Quanto la affascinava vedere quello strano mostro fatto di cilindri, ingranaggi e bulloni, capace di mangiare a gran velocità, grandi bobine di carta e di sputare con la stessa rapidità, copie e copie di quotidiani, ordinatamente impalati l’uno sull’atro. Per lei era una strana magia, come lo era il fatto di ritrovarsi in questa realtà, lontano da casa, lontano dalla sua epoca. Il cuore iniziò a battere al solo pensiero, mentre il suo sguardo scorreva velocemente lungo le fitte righe di testo.
    «Come sta vostra cugina Jane?» chiese Caroline.
    «Sta meglio, grazie. La febbre non è più così tanto alta. Anche il suo raffreddore sta migliorando».
    «Mi fa piacere sentirlo» aggiunse Mrs Hurst.
    «Abbiamo scoperto un’altra dote di Miss Sara Rosenwirth: la medicina. A cosa servono i medici inglesi se abbiamo voi qui» asserì con ironia Miss Caroline.
    «Servirebbero solo se fossero più competenti nella loro professione medica. A quanto pare il farmacista che ha visitato Jane, non ha capito nemmeno cosa stesse facendo».
    «Che insolenza» protestò Luisa, «Mr Jones è uno dei migliori farmacisti di tutto l’Hertfordshire».
    «Dalle sue azioni non si direbbe proprio».
    La tensione nella stanza si alleggerì non appena le parole di Mr Bingley riuscirono ad allentare un po’ gli animi dei presenti e a strappare qualche risata a Mr Hurst. Dopotutto, non ci voleva molto per farlo sorridere, visto che in poco tempo si era già scolato una bottiglia di vino e qualche superalcolico. L’atmosfera si stava a poco, a poco appesantendo. Per tutto il tempo passato lì, Miss Caroline non faceva altro che provocare Sara su cose inutili e superficiali, senza lasciarle un’attimo di respiro. Nonostante tutto, lei rimase tranquilla, in certi casi ridacchiò e non cedette mai a scatti d’ira causati dalle insinuazioni sottili e pungenti di Miss Caroline. Mr Darcy non aveva alcun dubbio: la serata si era trasformata più in un combattimento tra donne che una normale colloquio tra signore – e Sara stava vincendo alla grande. Trovava incredibile la sua capacità nell’avere sempre una risposta pronta e puntuale su tutto. Lo faceva con estrema arguzia e allo stesso tempo, riusciva ad arricchire le sue risposte con una varietà di argomenti interessanti. Sembrava fosse quasi un gioco per lei. Ribattere alle domande incessanti e caustiche di Caroline e Luisa era per lei come giocare una partita a scacchi senza avversario. Sentiva che ogni singola parola e ogni suo gesto possedevano entrambe qualità ben più profonde del comune sentire. Con abilità sviava le domande dirette e più personali con battute o concetti filosofici di cui le due avversarie conoscevano poco o nulla. Era una maestra in questo e lui ne era affascinato. Continuò a fissare i suoi occhi verdi come smeraldi e quello sguardo sbarazzino e vivace che gli dicevano tutto. Darcy si rese conto di essersi innamorato di una donna così diversa rispetto a tutte quelle che aveva già incontrato. E particolare non di poco conto: non era affatto interessata al suo patrimonio e forse nemmeno a lui. Quel pensiero lo trafisse con intensità, come una lama sottile che penetrava lentamente nel suo cuore. Nessuna avrebbe mai rifiutato un proposta da parte sua, perché mai lei avrebbe dovuto farlo? Lui poteva darle tutto ciò che una donna avrebbe potuto desiderare, compreso il tanto agognato e sognato amore.
    Appena Sara uscì dalla stanza per andare ad assistere Jane, iniziarono le critiche più accese da parte di Caroline e Luisa.
    «Questi austriaci sono delle persone così superbe e poco eleganti nel modo di parlare», affermò Luisa. «E avete visto l’orlo della sua gonna questa mattina? Con sei pollici di fango. Se aggiungiamo i capelli spettinati e le guance tutte rosse, sembrava quasi un selvaggia» concluse sorridendo.
    «Hai proprio ragione Luisa», confermò Caroline «sono riuscita a stento a non ridere non appena l’ho vista. Che senso ha sgambettare per i campi pieni di fango solo perché la cugina è influenzata».
    «Mi sembrano delle considerazioni esagerate. Non ho proprio notato la sua gonna infangata» intervenne Bingley. «Anzi, non ho affatto trovato nulla di così disdicevole né nei suoi abiti e né nel suo aspetto. Questa mattina, quando ho visto Sara, mi è parsa davvero graziosa. Nel venire a piedi fino a qui, ha dimostrato solo un’intenso attaccamento e amore per sua cugina. Una cosa davvero ammirevole e da apprezzare senza ombra di dubbio».
    «Sono certa che voi Mr Darcy, avrete notato il suo aspetto, a voi non sfugge mai nulla» disse Caroline «e ritengo che non avreste mai permesso alla vostra amata sorella di esibirsi in tale modo. Il suo comportamento avrà di sicuro affievolito di molto la vostra ammirazione per i suoi begli occhi».
    «Tutt’altro» replicò Mr Darcy con voce ferma. «Li ha resi ancora di più brillanti dopo tutto quel movimento. Non biasimo Miss Sara per come si è presentata questa mattina. Sarei molto contrariato se mia sorella o un mio caro amico si presentasse con l’abito sporco e capelli spettinati, ma in questo caso c’è una valida giustificazione. Mi sarei comportato nello stesso modo se mi fossi trovato nella stessa situazione di Miss Sara. Anch’io mi sarei affrettato a soccorre il prima possibile una persona che mi sta a cuore. Lei ha fatto lo stesso con sua cugina e come ben sappiamo, ne aveva tutte le ragioni del mondo».
    Le sue considerazioni vennero accolte con estrema soddisfazione da Mr Bingley le quali confermarono gli aspetti positivi di quanto aveva affermato poco prima. Di tutt’altro avviso erano le sue due sorelle, in special modo Caroline che rimase a dir poco sorpresa.
    Dopo un breve silenzio, Luisa continuò nelle sue inutili discussioni: «Nutro molta simpatia per Jane Bennet, è una ragazza dolcissima. Spero con tutto il cuore che possa fare un bel matrimonio, ma con una madre e un padre del genere, una famiglia con così poca educazione e con dei parenti così poco altolocati, penso proprio che non abbia alcuna speranza».
    «Non sono d’accordo» protestò Mr Bingley, ma prima di poter aggiungere altro fu interrotto da Caroline.
    «Ho sentito dire che abbiano uno zio avvocato a Meryton».
    «Lo sentito dire anch’io» confermò Luisa. «Vive nelle parti di Cheapside… E sua cugina Sara, invece… Hai sentito? Ha un padre che è un ingegnere navale. Anche se è una professione migliore rispetto a quella di un avvocato, nessun uomo che si rispetti permetterebbe mai a una moglie di fare il medico e soprattutto di lavorare».
    «Potrebbero avere anche tutti gli avvocati, medici o ingegneri da riempire tutta Cheapside o l’intera Austria, questo non le renderebbero meno interessanti» esclamò Mr Bingley contrariato.
    «Ma con una madre come Mrs Bennet e una famiglia così poco altolocata, hanno poche possibilità di fare un matrimonio di una certa levatura sociale» intervenne Mr Darcy.
    Il volto di Mr Bingley esprimeva tutto il suo disappunto, mentre le due sorelle erano molto felici della conclusione finale fatta da Mr Darcy, e proseguirono a sbeffeggiare i parenti della loro più cara amica.

Il giorno successivo Sara rimase ad assistere Jane per tutto il giorno. Le condizioni di salute stavano migliorando a poco, a poco e la febbre alta si abbassò quasi del tutto. Nei pochi momenti in cui non era occupata a curare la sua amica, era riuscita a rileggere alcune parti del libro di Mr O’Brayan. Aveva trovato assai particolari tutti quei brevi appunti schematici ai margini del foglio, che si collegavano direttamente a concetti di matematica e di fisica quantistica. Quella grafia così minuta e chiara, a parer suo, doveva essere riconducibile a qualcuno con conoscenze molto avanzate. Il fatto implicava anche la capacità di comprendere non solo cosa fosse l’intero universo, ma anche cosa significasse l’esistenza umana e le sue potenzialità che lo rendeva così unico e speciale. Tutto ciò che siamo e ciò che ci circonda, era spiegato in termini di energia, vibrazione e frequenza che agivano su vari livelli di esistenza. Era chiaro, secondo quanto scritto negli appunti, che la nostra coscienza era capace di creare la realtà e il nostro cervello funzionava come un ricevitore di frequenza. Veniva illustrato come ci si potesse spostare attraverso i vari piani dimensionali grazie al cambio di lunghezza d’onda e di come fosse possibile muoversi nello spazio-tempo attraverso dei portali interdimensionali capaci di connettere universi paralleli differenti.
    Sara pensò a suo padre, un uomo che in realtà non aveva avuto mai più il piacere di incontrare dopo la sua infanzia. Se ne era andato per seguire la sua carriera professionale nel mondo, lasciando lei e sua madre da sole. Anche se in tutto questo tempo suo padre non le ha mai fatto mancare nulla, a volte in modo quasi eccessivo, le era sempre mancata la sua presenza fisica e oramai anche la sua voce. L’unico collegamento con lui erano le sue lunghe lettere che le spediva tramite posta elettronica in cui le chiedeva della sua vita, delle sue relazioni e dei suoi successi. Senza ombra di dubbio era un modo molto freddo per relazionarsi con una figlia che aveva visto solo in una fotografia. Ripensò alcuni istanti a ciò che ogni tanto le scriveva: capitava spesso che tra un rigo e l’altro introduceva qualche argomento sul suo lavoro e su i suoi progetti. Le sue le erano sempre sembrate delle teorie bizzarre pensate da un uomo che piaceva auto-definirsi padre, in seguito quelle stesse idee che lei stessa le aveva definite “pazzie concepite da una persona frustrata”, iniziarono ad avere per lei un senso. Così aveva cominciato a porgli delle domande su questo e quell’argomento. Lui, di comando, rispondeva con concetti logici e filosofici, sulla vita, sull’universo e sul mondo che ci circonda. In alcuni momenti di grande sconforto, si era chiesta se effettivamente quest’uomo-padre all’apparenza così freddo, ma nello stesso tempo sensibile ed etico, potesse esistere nella realtà – nella sua realtà. Sua madre aveva sempre cercato di evitare l’argomento e lei non aveva mai insistito più di tanto. Se avesse insistito le ferite che laceravano il cuore di sua madre si sarebbero riaperte.
    In alcune lettere, spesso suo padre si lamentava di quanto l’umanità, a parer suo la maggior parte, fosse stata bene addomesticata e di come questa fosse sempre pronta ad obbedire, ubbidiente come un gregge, senza mai comprendere appieno che il capo bestiame, di rado, e forse mai, si prestasse a dire loro la verità. Il gregge nulla si domandava: mangiava, dormiva e credeva ciecamente a tutto ciò che gli veniva detto senza porsi alcun dubbio – erano degli schiavi che pensavano di essere liberi. “Se l’uomo fosse più consapevole di se stesso e sul mondo in cui vive” scrisse suo padre un giorno, “non vivrebbe più in questo inferno in Terra“. Un’altra volta aveva aggiunto: “Ricorda, la realtà è solo un’illusione della nostra mente, ciò che noi percepiamo come materiale e solo un’interpretazione del nostro cervello”.
    Persa nei suoi pensieri non si accorse che fosse già tardi. Il caffè che il domestico le aveva portato in camera alcune ore prima, era ancora lì, ormai freddo. Osservò la sua amica Jane mentre stava dormendo in un sonno tranquillo e profondo, poi decise di lasciare la stanza e andare al piano di sotto.
    Erano tutti in soggiorno e come ogni sera, stavano giocando a carte – tranne Mr Darcy che trovava più piacevole passare il proprio tempo in altre occupazioni. La salutarono con molta cortesia e dopo le domande di rito sullo stato di salute di Jane le chiesero se volesse unirsi a loro. Lei rifiutò con molta gentilezza e preferì prendere un libro dalla biblioteca privata di Mr Bingley. La biblioteca studio si trovava nella stanza accanto: era molto intima e raccolta. Le pareti di colore rosso acceso facevano risaltare l’arredamento chiaro e luminoso. Ordinati l’uno accanto all’altro c’erano vari libri di genere diverso, che riempivano in modo ordinato gli scaffali. Sara non aveva idea di cosa potesse leggere: c’erano diversi libri di botanica, giurisprudenza, enciclopedie, scienze, ma pochi romanzi o letture leggere. Tra gli scaffali, nascosto tra altri volumi, trovò alcuni libri di autori italiani. Decise di prenderne uno a caso e suo malgrado si trovò tra le mani una copia del Principe di Machiavelli. Di sicuro non lo riteneva un libro leggero, ma lo prese ugualmente e se ne ritornò in soggiorno un po’ delusa, assieme agli altri.
    «Come vorrei che la mia biblioteca fosse più fornita» affermò Mr Bingley. «Sono un lettore pigro e non riesco ad appassionarmi così bene alla lettura come molte giovani donne ben istruite. Mi sarebbe piaciuto offrire a Miss Sara Rosenwirth molti più libri di quelli che ho a disposizione».
    «Quelli che hai sono più che sufficienti» rispose Sara.
    «Nostro padre ci ha lasciato così pochi libri», intervenne Miss Bingley, «è davvero un dispiacere. Chissà quale biblioteca ben fornita avete voi Mr Darcy nella vostra dimora di Pemberley!»
    «Infatti è così» rispose lui, «La biblioteca di Pemberley è frutto di molte generazioni che hanno contribuito ad arricchirla nel corso dei secoli. Ed io cerco di impreziosirla nel miglior modo possibile acquistando nuovi libri. Nulla di diverso».
    «Conosco bene le vostre straordinarie abilità nel prendervi cura della vostra nobile dimora» disse Miss Bingley. «Ricordatevi Charles, quando acquisterete la vostra casa, dovrà essere bella almeno la metà di quanto lo è Pemberley».
    «Sarebbe una cosa meravigliosa».
    «Semmai dovreste decidere di compiere questo passo, vi consiglio di venire ad abitare nella contea del Derbyshire, non c’è posto migliore. Potreste anche comperare un terreno e costruire una casa simile a Pemberley».
    «O potrei comperare Penberely all’istante, se solo Darcy la vendesse».
    «È fuori discussione», rispose Mr Darcy con un sorriso, «Charles, stavamo discutendo di cose possibili e non di quelle improbabili».
    Sara aveva smesso di ascoltare le loro discussioni già da un bel pezzo, era più piacevole leggere il suo libro che dare retta ai lori discorsi pieni di boria.
    «Cosa state leggendo di così interessante da disprezzare tutto il resto?” chiese Mrs Hurst ad un certo punto.
    «Miss Sara Rosenwirth è una grande lettrice ed esperta di Napoleone Bonaparte» disse Miss Caroline Bingley, «e non trova piacere in nient’altro».
    Sara alzò il volto, guardò Caroline negli occhi e disse: «Mi piacciono molte cose, la lettura, la musica e la politica sono una di queste».
    «Le donne non dovrebbero occuparsi di politica», affermò Mr Hurst.
    «Credo sia un dovere di ogni cittadino occuparsene» ribatté Sara, «tutti dovremmo essere più inclini ad occuparci di questioni politiche ed essere più propensi a interessarci di questioni non riguardanti solo la sfera personale. Argomenti che hanno come tema principale la comunità e il bene comune, sono un esempio. Come affermò lo stesso Tommaso d’Aquino, cos’è la politica se non la dimensione naturale dell’uomo nella quale poter realizzare la pienezza della vita umana».
    Mr Darcy rimase molto sorpreso nell’udire quelle parole e rimase stupito dalla bellezza del suo spirito. In ogni circostanza quella donna riusciva sempre a stupirlo in ogni circostanza.
    «Mi sembra di sentir parlare una donna rivoluzionaria» rispose Caroline.
    «Se essere rivoluzionarie significa pensare e agire con la propria testa, allora sono rivoluzionaria».
    Mr Darcy cercò di trovare una risposta consona a quella affermazione inaspettata e impulsiva, ma senza palesare troppo la sua estrema ammirazione per lei. «Penso che la propensione di una donna debba essere orientata prevalentemente alla vita famigliare. Il focolare domestico è il luogo ideale dove poter realizzare pienamente se stessa. Una signorina della buona società non si dedica a competenze sociali prettamente maschili», rispose nella speranza di non offendere troppo i suoi sentimenti.
    «Credo, Mr Darcy, che abbiamo due visioni differenti su come debba vivere la sua vita una donna. Ci sono molti modi per realizzare se stessi e non per questo deve essere per forza il focolare domestico».
    Nei pochi giorni passati nella stessa casa, lui aveva imparato a conoscerla meglio: le sue frasi dirette e senza peli sulla lingua lo stavano facendo impazzire. A peggiorare la sua situazione, non faceva altro che pensare a lei. Riuscire a conquistarla si era trasformata quasi in una sfida.
    «Come sta Miss Darcy? È cresciuta ancora dall’ultima volta che l’ho vista?» chiese Miss Bingley.
    «È alta come voi e quasi come Miss Sara Rosenwirth».
    «Quanto mi piacerebbe rivederla! Devo proprio dirlo, non ho mai incontrato una ragazza così bella e incantevole come vostra sorella. È raro trovare giovani della sua età con un’istruzione e un’ammirevole cultura. Le sue capacità sono davvero notevoli. Riesce a suonare il pianoforte in maniera eccellente!».
    «Com’è incredibile che voi giovani donne riuscite con impegno ad arricchire le vostre menti», intervenne Mr Bingley. «Tutte sono così abili a dipingere, a ricamare borse e capellini o a suonare uno strumento musicale. Vi impegnate così tanto nell’apprendere tante cose che provo una certa ammirazione. Siete tutte molto colte».
    «Dobbiamo però sottolineare il fatto che non tutte le giovani donne possono definirsi davvero colte», disse Mr Darcy. «Il solo fatto di essere capaci di ricamare una borsa non giustifica un tale complimento. Se fosse davvero così dovremmo definire colta ogni singola gentildonna di questo paese. Nella mia cerchia conoscerò non più di una mezza dozzina di donne veramente ben istruite».
    «Per riuscire ad essere apprezzate da Mr Darcy ci vuole davvero un grande impegno», intervenne ironica Sara, «Non trovate che la vostra sia una valutazione fin troppo esigente e lontana dalla realtà?»
    «Niente affatto. Un donna deve possedere molte qualità per essere considerata ben istruita».
    «Infatti» proseguì Caroline con tono superbo «una donna per essere definita colta deve impegnare se stessa verso lo studio del disegno, del canto, della musica, della danza, delle lingue moderne e avere dei modi di fare adatti al suo rango, il che comprende il suo aspetto fisico, il suo modo di muoversi, di parlare e di esprimersi».
    «Potrei anche affermare che» aggiunse Mr Darcy, «dovrebbe possedere molte altre doti per essere considerata come persona colta: come ampliare la sua mente con vaste letture».
    «Solo sei donne ben istruite? Con dei parametri così rigidi mi sorprende che ne conosciate così tante. Chissà quante donne rimarranno profondamente deluse nel scoprire di non far parte della vostra lista di donne colte. Consiglio a Mr Darcy di renderla pubblica così si toglierebbe la briga di essere presentato a delle giovani donne speranzose del suo amore, di cui lui non nutre nessuna considerazione».
    Mr Bingley fu l’unico che rise alla sua battuta finale.
    «Come siete severa con il vostro sesso. Dubitate nelle capacità delle donne?»
    «Ho un enorme considerazione delle donne, ma dubito fortemente che possano coesistere assieme tutte queste doti così specifiche in un unico essere umano. Se la trovate, avvisatemi. Sarebbe un soggetto interessante da analizzare» rispose lei con una risata.
    Sara si alzò e lasciò la stanza mentre gli altri rimasero a discutere ancora sull’argomento.

 

Il Diario di Sara

 

Mercoledì 18 otobre 1797

Son tornada finalemente in camara mia. Me par de gaver a che far co dei vampiri che ciucia energia indrio man. Me mancava solo la lista de le doti de Darcy per completar ’l zercio. Perché no ’l se sposa co la squinzia? Ela de sicuro la andasi in brodo de sisole. Devo dir che li vedo sai ben insieme. I va dacordo su tuto. Po la squinzia la ghe buta sardoni a Darcy in drio man, perché lu no rezepisi? Zerte volte me par che no ghe freghi sai de ela. Forsi no la rientra ne la lista de Darcy. Ben, come darghe torto. Comunque penso che ’l gabi dei parametri tropo alti nel giudicar ‘na baba. Saria propio curiosa de saver chi podesi eser la sua dolce metà. 
No vedo l’ora che Jane la staghi de novo ben, cusi demo via de sto manicomio. Vado a spavar che xe meio.



Giovedì 19 otobre 1797

Ogi me xe sucesa una roba che no ve digo e no ve conto. Me par veramente de eser veramente in un manicomio.
Sta matina son ‘ndada zo per magnar e come al solito iera el sior Hurst che se stava ludrando de magnar come un prasec. Magna che te magna ghe ga ciapà un infarto e ’l xe andà zo duro per tera.
Camastela, ’l ga quasi tirado i crachi. Meno mal che iero mi la con lu e che lo go rianimado con un masagio cardiaco se no a sta ora ’l iera za andà a sburtar radicio.
Xe sta sai caligo. Gavevo la molie che la zigava come ‘na galina, mi che zercavo de rianimarlo, la squinzia che rompeva come al solito le togne, Darcy che no capiva un nic de quel che ’l doveva far. Ghe go dito de stroparghe el naso e sufiar in boca. No me par che sia dificile. Quanta pazienza che ghe vol co sto mato. I me farà santa.
Ala fine, co insistenza, ’l ga capì cosa ’l doveva far, ànca perché iera la frescona che la stava zigando contro de mi mentre ghe sufiavo in boca aria a su marì. Dopo che lo go resuscitado come Gesù con Lazzaro, la se ga calmado.
Iero cusi stanca che go mandà in mona tuti e son ’ndada in camara de Jane.  

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