Un'altra vita all’improvviso - Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen - Capitolo 5 • Barbara Mapelli
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Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 5

Un’altra vita all’improvviso – Come farsi catapultare impreparati nel mondo di Jane Austen – Capitolo 4
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Romanzo a puntate scritto da Barbara Mapelli

Versione alternativa a "Orgoglio e Pregiudizio"


 

Capitolo 5

 

I

giorni passarono veloci e Sara aveva imparato i singoli passi di danza dei rispettivi balli principali – come sempre sotto l’attento occhio vigile di Mrs Jenkins. Anche se la scioltezza e la disinvoltura non era di certo una qualità da attribuire a Sara, le ragazze erano state un aiuto fondamentale. Jane, Mary e Charlotte poco per volta avevano mostrato con pazienza come ci si doveva muovere e lei con estrema attenzione aveva cercato di replicare. Per un semplice fatto a dir poco banale, English Country Dance era il preferito di Sara, anche perché era l’unico ballo in cui lei riusciva a non pestare i piedi al suo cavaliere. Cosa che capitò un paio di volte durante le prove con Mrs Jenkins. Ora non sappiamo se Sara l’abbia fatto apposta oppure no, ma di fatto, dopo quella danza, Mrs Jenkins rimase seduta per tutto il resto del tempo, lamentandosi ogni tanto con Sara per qualche giro scorretto o passo sbagliato.
   Nonostante tutte le difficoltà affrontate da Sara, in quelle lunghe settimane, il suo cuore era colmo di gioia. Ci fu un momento in cui si mise a riflettere sulla sua vita passata e su quella presente. La sua vita le stava donando una cosa inaspettata. Le ore passate a provare e a riprovare i passi di danza a ritmo della musica, le aveva fatto capire quanto la sua società le aveva portato via in modo inconsapevole: non solo l’unione fraterna con le persone, ma quel contatto anímico con la parte più recondita di ogni essere umano. C’erano così tante cose che la società del consumismo e della globalizzazione le avevano sottratto che faceva fatica focalizzarle assieme in modo completo: era stata così presa dalla frenesia lavorativa e della possibilità di fare carriera che aveva dimenticato la parte più importante della natura umana e la bellezza del condividere assieme anche i più semplici aspetti della vita. Per anni aveva vissuto nell’epoca di quel caos sociale, capace di assorbire gran parte della sua vita con impegni alienanti che l’avevano allontanata sempre più dallo scopo principale della vita stessa. Per quanto trovasse imperfetta la società in cui si era ritrovata a vivere, quei piccoli minuti passati assieme alle ragazze, le avevano fatto riassaporare quella sensazione di benevolenza e di amore fraterno che credeva perduta. Capì quanto la sua vita era stata vuota fino a quel momento. La società aveva portato l’umanità a un eccessivo individualismo e a una continua ricerca puramente materiale e consumistica tale, per cui, le persone si sono dimenticate quale sia la propria natura, la loro vera essenza e quella semplicità chiamata: amore verso gli altri e verso sé stessi. Sara aveva riscoperto la capacità di vivere in sintonia con la natura circostante, in una sincronicità che le ricordava quegli stessi singoli passi di danza.
   Sara prese diversi appunti sul suo diario, voleva imprimere bene nella sua mente ogni passo appena appreso: era come se quel singolo evento, benché banale, fosse diventato realmente importante per lei. Fu così presa dai preparativi del ballo di Meryton che si scordò di recarsi assieme a Mary, alla libreria di Mr O’Bryan.
   Una mattina Sara decise di andare a scrivere il suo diario seduta in giardino. Poco tempo dopo vide da lontano un uomo: era Mr Bingley. Le voci su di lui si erano rivelate veritiere. Era un giovane di bel aspetto e molto elegante. Arrivò con il suo cavallo morello e s fermò solo dieci minuti a parlare com Mr Bennet in biblioteca. Nessuna delle ragazze riuscì a parlargli e nemmeno Sara. Quando se ne andò, loro continuarono imperterrite a fantasticare sul giovane scapolo, ipotizzando vari e probabili risvolti futuri.
   In seguito Mr Bingley rifiutò, suo malgrado, l’invito a pranzo dei Bennet perché voleva recarsi a Londra per invitare alcuni suoi amici al ballo di Meryton.
   La data fatidica arrivò e il fermento a casa Bennet salì alle stelle. Sara si sentiva come una ragazzina pronta per la sua prima uscita serale. Di fatto non era così, ma le emozioni stavano emergendo come un fiume in piena. La sera prima non aveva chiuso occhio e come le era già accaduto in passato quando aveva dovuto esibirsi in un concerto da solista, si era alzata due volte dal letto madida di sudore. Di cosa mai avrebbe dovuto avere timore? Si chiese Sara dopo essersi svegliata all’alba. Dopo essersi fatta l’ennesimo bagno freddo, seguito da una lunga pratica di meditazione, riuscì a calmare la sua mente.
   Nel pomeriggio Jane e Mary aiutarono Sara a vestirsi e a pettinarsi. Già, perché Sara trovò il tutto assai complicato: niente slip o tanga e neppure reggiseni push up, ma mutande grandi come pantaloncini, strati di sottovesti per coprirsi dal freddo, nastri, calze e corsetti.
   Il vestito chiaro ornato da deliziosi ricami che indossava, nella sua semplicità le donava una certa eleganza e i suoi capelli raccolti in una elaborata acconciatura, le valorizzavano il suo collo lungo e sottile. Lei e Mary furono le ultime a scendere.
   «Come siete bella questa sera Sara», esclamò Mrs Bennet. «Avete per caso l’intenzione di conquistare tutti gli scapoli presenti?»
   Sara arrossì e con un sorriso rispose: «Come ho già ripetuto più volte non ne ho nessuna intenzione. Desidero solo passare una piacevole serata tra amiche».
   «Siete sicura che questo sia ciò che volete realmente, perché a volte ho l’impressione che le vostre intenzioni vadano diametralmente all’opposto».
   «È vero mamma», intervenne Lydia, «ruberà di sicuro il cuore di Mr Bingley».
   «Sara ha già dato una suo opinione a riguardo, non serve metterla maggiormente in imbarazzo con affermazioni di questo tipo. Non è rimarchevole».
   «Mary non essere sempre così noiosa» rispose con tono seccato Lydia.
   «Basta ragazze con questi commenti dobbiamo andare o faremo tardi al ballo».
   Al loro arrivo vennero accolti da Sir William Lucas, il padre di Charlotte: era un uomo non molto alto, dalle guance sempre un po’ arrossate e dalla vita leggermente ampia. I suoi modi erano cordiali e affabili. Mostrò un estremo entusiasmo nel momento in cui conobbe per la prima vola Sara e andò a ripetere più volte la parola “benvenuta, benvenuta”. Agli occhi di Sara, Sir William era come se fosse una di quelle strane figure collocate all’ingresso dei parchi di divertimento, sempre pronto ad accogliere con simpatia ogni singola persona del grande pubblico. In cuor suo sperava fosse realmente così – un serata in cui potersi divertire.
   La sala era abbastanza ampia da contenere un buon numero di ballerini. Ai lati, lungo le alte pareti, c’erano diverse sedie, di cui già molte occupate. Ad abbellire il tutto c’erano diverse piante e vasi ricchi di fiori. Su un balcone di legno sopra la pista da ballo, c’erano i vari musicisti intenti a riscaldare e ad accordare i loro strumenti.
   Le figlie di Mrs Bennet avevano già preso posto, tranne Sara, Mary e il segugio Mrs Jenkins che osservava ogni singola mossa della giovane straniera.
   Non appena Charlotte le vide le andò incontro con un amichevole sorriso. «Mi fa piacere vedervi».
   «Anche a me» rispose Sara.
   «Siete pronta a mettere in pratica quanto appreso in queste lunghe settimane?» chiese Charlotte.
   «Sara è un ancora un po’ tesa», rispose Mary.
   «Perché mai? Cosa vi preoccupa?»
   «A me nulla, sono più preoccupata per i piedi di qualche malaugurato gentiluomo», ribatté lei con un sorriso.
   «Non c’è nulla di cui tu ti debba allarmare, di certo non ti incolperanno per qualche passo sbagliato. Siete una straniera in terra straniera, in questo caso siete giustificabile».
   Nonostante le parole di conforto, per Sara la serata non cominciò nel modo migliore. Quando iniziarono le danze il primo ballo glielo chiese un uomo così basso, ma così basso che durante una chiacchierata con Mary e Charlotte lo soprannominò lo Hobbit – dandone come sempre una dettagliata spiegazione alle sue affermazioni. Il suo secondo ballo andò un po’ meglio, ma non troppo: non si sa come, ma riuscì a pestare i piedi del suo cavaliere una decina di volte e alla fine del ballo, il suo momentaneo lui, se ne andò tutto scocciato. Sara se ne dispiacque, ma non più di tanto: fin da subito si era dimostrato una persona sgarbata e sgradevole, sia come aspetto, che come carattere.
   Dopo il terzo ballo con un altro cavaliere decise di rinunciare a ballare e si sedette vicino a Charlotte e a Mary. Mentre chiacchierava spensierata con le sue amiche, la musica e il cinguettio incessante delle persone si interruppero all’improvviso. Le persone tanto attese della serata entrarono nella stanza. Erano cinque in tutto: due donne e tre uomini, di cui uno di questi era fuori dubbio il famoso scapolo Mr Bingley. Era alto, biondo e con un bel sorriso amichevole. L’altro, il suo amico, era un uomo che Sara aveva già incontrato poco tempo prima. Lo guardò attentamente e poi si ricordò: era il misterioso uomo a cavallo. Il suo cuore cominciò a battere.
   Il gruppetto entrò a passi lenti e solenni nella stanza. Si sentiva solo il bisbigliare delle dame ai lati della sala. Gli occhi di Sara e del misterioso uomo si incrociarono. Lei abbassò subito lo sguardo e chiese a bassa voce a Charlotte: «Tu conosci quell’uomo?»
   «Chi? Intendete quel gentiluomo alto, di bel aspetto e dal viso un po’ austero?»
   «Sì, proprio lui. Hai dato una descrizione calzante».
   «È Mr Darcy, il più grande amico di Mr Bingley. Perché me lo chiedete?»
   Sara si assicurò che Mrs Jenkins non fosse nei paraggi. «Te lo chiedo perché l’ho già incontrato».
   «Conoscete Mr Darcy» esclamò Charlotte meravigliata.
   «Non ho detto di conoscerlo, mi è solo capitato di incrociarlo una mattina mentre sono andata a correre».
   «Ah, correre dite? Che attività insolita per una donna».
   «Sì, lo so me lo ha già detto Mrs Bennet e Mrs Jenkins, ma non è questo il punto».
   «Se vi preoccupa il fatto che Mr Darcy possa pensare male di voi sappiate che le persone di così alto rango di solito ignorano quelli come noi. Probabilmente vi avrà già dimenticato, nonostante la vostra incantevole bellezza», sentenziò prendendole la mano.
   Sentendo quelle parole Sara tirò un sospiro di sollievo. Perché mai me devo preocupar de cosa pensa quel omo?
   Pochi minuti dopo Mrs Jenkins chiamò Sara e lei assieme a Mrs Bennet e alle sue figlie si presentarono ai graditi ed eleganti ospiti. C’era il famoso Mr Bingley, sua sorella maggiore Mrs Hurst e suo marito, l’altra sorella Miss Caroline Bingley e infine Mr Darcy.
   Sara cercò in tutti i modi di non incrociare lo sguardo di Mr Darcy e ci riuscì fino a quando non sentì pronunciare il suo nome dalla sua bocca: «Miss Sara Rosenwirth, addirittura da Trieste. Avete trovato rifugio in Inghilterra per scappare dai francesi? Spero stiate trovando piacevole il vostro soggiorno qui da noi».
   In un primo momento Sara non capì cosa centrassero i francesi, ma poi si ricordò dei fatti accaduti che aveva studiato solo sui libri di storia. Quello stesso anno Napoleone Bonaparte con le sue truppe, era entrato a Trieste. Sebbene l’occupazione durò solo un breve periodo, la città aveva subito numerosi saccheggi da parte dei francesi. «Napoleone sta rappresentando un problema per molti, soprattutto per la sicurezza della vostra amata isola», rispose Sara. «Sì, il soggiorno sta rivelando essere molto piacevole», rispose imbarazzata, «e anche la natura l’ho trovata molto bella». Avrebbe voluto aggiungere qualcosa in più, ma non riuscì a dire altro – le sue parole le morirono in gola.
   Subito dopo Mr Darcy si mise a parlare a bassa voce con Miss Caroline che sorrideva guardandola con aria di superiorità. A differenza di tutti gli altri, Mr Bingley catturò l’attenzione degli astanti, grazie al suo comportamento affabile e brioso, mentre il suo amico Mr Darcy diventò subito molto impopolare per colpa del suo accentuato orgoglio. Durante tutta la serata non fece nessuno sforzo per dimostrarsi gentile con le altre persone. In batter baleno si scoprì che possedeva diecimila sterline di rendita e immense proprietà. Per i suoi modi così sgradevoli si passò in un batti baleno, dalle lusinghe al disprezzo. Nemmeno la sua immensa proprietà nel Derbyshire riuscì a giustificare il suo atteggiamento scostante. Sara era dello stesso avviso e si sentì ulteriormente offesa quando lui stesso la definì “passabile, ma non abbastanza bella da tentarlo”.
   Mr Darcy si accorse troppo tardi delle parole pronunciate in modo così poco gentile e se ne dispiacque all’instante soprattutto quando vide Sara andarsene indispettita con un sorriso appena accennato. Quanto misteriosa e affascinante era quella donna straniera, pensò Darcy. Lei aveva udito le sue parole e se ne pentì amaramente.
   Mary aveva appena finito di danzare quando Sara arrivò con passo svelto verso Charlotte.
   «Dove eri finita? Nessuno ti chiederà di ballare se ti nascondi dagli altri».
   «Lo faccio per la loro incolumità, lo sai che sono molto premurosa nei confronti dei loro amabili nobili piedi» rispose Sara con una certa ironia. «Il fatto di sedermi lontano da occhi indiscreti mi ha permesso di ascoltare una conversazione alquanto sgradevole fatta tra Mr Bingley e Mr Darcy».
   Charlotte e Mary ascoltarono con attenzione la spiegazione di Sara. «Mr Bingley stava cercando di convincere il suo amico a ballare con qualche bella ragazza. Lui ha ovviamente rifiutato con determinazione e ha aggiunto che Mr Bingley stava ballando con l’unica bella ragazza della sala» disse mentre osservava Jane danzare per la seconda volta con Mr Bingley. «Ha proseguito indicando a Mr Darcy la sottoscritta e descrivendomi come bella e attraente. Voleva che ballasse con me, ma ha rifiutato dicendo queste esatte parole: “È passabile, ma non abbastanza bella per tentarmi, e al momento non sono affatto in vena di intrattenere le signorine trascurate dagli altri giovanotti. Faresti meglio a ritornare dalla tua dama e a godere dei suoi sorrisi perché con me perdi il tuo tempo”». Dopo una breve pausa e i volti sorpresi di Charlotte e Mary, proseguì affermando: «Ma chi si crede di essere?»
   «Uomini di alto rango come Mr Darcy spesso si arrogano il diritto di trattare male gli altri. Comunque non vedo come questo possa preoccuparti più di tanto visto che tu stessa hai ripetuto più volte di non avere intenzione di trovare marito», rispose Charlotte.
   «Sì, ma questo non giustifica ciò che ha detto. È stato così poco gentile».
   «Mi dispiace per la tua delusione, che cosa orribile da dire a una giovane donna. Mr Darcy risulta antipatico a molti. La danza in queste occasioni sarebbe l’ideale», ribatté Mary.
   «La danza al momento non la considero come una cosa che so fare al meglio».
   «Potreste deliziarci con un pezzo al pianoforte», affermò Charlotte.
   «Potrei, ma credo che il mio genere musicale possa non essere molto apprezzato questa sera».«Siete incline ad abbattervi un po’ troppo», intervenne Charlotte, «vi ho sentito suonare e non c’è niente di cui dobbiate vergognarvi. Anzi non ho mai sentito nessuna pianista suonare con un tale trasporto e sentimento come voi. Se dite questo forse significa che non volete essere giudicata ancora da Mr Darcy. A mio parere siete una ragazza bellissima e anche una brava musicista. Non dovreste prendere alla lettera le parole di Mr Darcy. Ignorarle sarebbe l’ideale».
   «Già, hai ragione. Le ignorerò come ignorerò quell’antipatico di Mr Darcy. Di ammiratori ne ho a bizzeffe, compreso Mr Hobbit» concluse con fare ironico Sara.
   «Guarda quanti gentiluomini ti hanno chiesto di ballare. Il suo giudizio non ti spezzerà di certo il cuore», rispose Mary.
   Charlotte, Sara e Mary proseguirono a chiacchierare in modo allegro e spensierato. Sara, su insistenza di Charlotte, decise di accettare l’invito a ballare con un gentiluomo. Mentre Mr Bingley aveva gli occhi solo per Jane, Mr Darcy ballò una sola volta con Mr Hurst e Miss Bingley, per il resto della serata se ne stò in disparte con il suo solito cipiglio.


Il Diario di Sara

domenica 8 otobre 1797

Ore: 1:30
Numero de bali con cavalieri diversi: 10 de cui un con Bingley.
Pie pestai: go perso el conto.
Persone conosude: sai, tra ‘sti qua ‘nca el zelebre sior Bingley. Go de dir che el xe propio un bel mulo: alto, slancià, lineamenti del viso sai bei e oci azuri sai sgai. No ‘l el par el clasico aristocratico che el sta su ‘l scagno, come el suo amico Darcy — la cui belesa xe a dir poco afascinante. Durante la fraia, pel tuta la serada el gaverà dito si e no do parole se no pel lamentarse con Bingley su la poca presenza de bele mule con cui balar, a parte Jane naturalmente. “La creatura più incantevole che io abbia mai visto”, cussì ga dito Bingley riferendose a Jane. E come darghe torto, la xe proprio una bela mula. Semo sicuri che la sia fia della siora Bennet? Me sta vignindo un picio dubio. A parte el fato a no asomgliarghe per niente, ma la se veramente un cugno de baba. Per tuta la sera la zercà in tuti i modi de far sposar le sue fie con l’omo più rico de la sala – un de questi xe proprio Darcy, con “diecimila sterline l’anno” (me lo ga ripetudo no so quante volte, come se me fregasi sai de quanta pila ga sto mato). Lo steso Darcy la ga sentita ciacolar co le altre babe dei fati sui. Giustamente el se ga sai infastidì. Va ben che forsi el doveria smotar zo dal scagno e no cagar tropo fora del bucal, ma dopo tuto un poco de ragion el gaveva. Solo un poco, anche perché no xe bel sentirse dir che te son pasabile, ma non bastanza bela per tentarlo… Ma chi te vol? Cocolo, no voio miga rubarte la tua virtù, tranquilo.

 

P

er giorni avevo sperato di incontrarla ancora una volta. Voi misteriosa creatura che siete apparsa all’improvviso davanti ai miei occhi. Sara questo è il Vostro nome. Rimprovero solo a me stesso l’aver dichiarato che non fosse abbastanza bella da tentarmi a danzare. Se avessi ripetuto quella frase più e più volte forse ci avrei anche creduto. Dovrei cercare di badare meno ai meni sentimenti e più ai miei doveri. Se è simile come carattere a Mrs Bennet che Dio ce ne scampi. Per il solo fatto di aver snobbato le sue figlie sono stato bollato come l’uomo più detestabile e orgoglioso della terra. Come odio essere corteggiato solo per la mia ricchezza. Se non fosse stato per i miei amici mi sarei annoiato a morte. Bingley, come sempre, sembra essere stato l’unico a divertirsi. I pensieri di Darcy furono interrotti dalla voce squillante di Caroline «È stata una serata d’avvero poco entusiasmante non trovate Mr Darcy».
   «Musicisti pessimi e poche giovani dotate di una bellezza considerata a dir poco accettabile» affermo in modo quasi sprezzante.
   «A dire il vero io non ho mai incontrato gente così simpatica e cordiale. Le fanciulle erano tutte così graziose».
   «Bingley ha la capacità di trovare la bellezza ovunque anche in un pollaio» rispose Caroline con una sonora risata.
   «Non sono d’accordo» ribatté Mr Bingley, «Miss Bennet è la creatura più bella e angelica che io abbia mai incontrato».
   Nella mente di Darcy si formò l’immagine di Sara. Prontamente cercò di cancellare subito quel ricordo. «Bella, ma sorride un po’ troppo per i miei gusti».
   «Quanta poca eleganza e stile in questa gente», aggiunse Louisa.
   Caroline annuì e aggiunse: «Ho quasi riso in faccia a Mrs Jenkins quando mi ha detto che Miss Mary Bennet è considerata la più colta ragazza di Meryton. E poi quella loro cugina straniera. Come ha detto che si chiama?»
   «Sara Rosenwirth» rispose Darcy.
   «Una straniera austriaca con così poca grazia. A vederla ballare faceva quasi tenerezza».
   Caroline e Mrs Hurst continuarono a commentare la serata, interrotte dai continui disappunti di Mr Bingley che continuava a pensare in modo positivo. Invece Mr Darcy rimase seduto sulla poltrona limitandosi ad ascoltare le estenuanti affermazioni delle due donne: ogni tanto annuiva confermando le parole appena asserite.

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